sabato 15 marzo 2014

Il Grande Regista. Testo di Maria Schirone per la pittura Teri Volini



        Ritmo della Pavoncella innamorata e lenti astri 
olio e tecnica mista su carta intelata 
collezione Domenico Volini - Carmela Santoro - Castemezzano (PZ)


Maria Schirone  per la pittura Teri Volini 

Un’esplosione di colori, che paiono venir fuori finalmente liberi dalla costrizione del contenitore, quale che sia: tubo, barattolo o.. quel che Teri sa!
Colori come agìti da una vita propria: appena liberati, vanno a collocarsi in allegra invadenza ovunque: sulla tela, sul supporto pittorico, espandendosi e schizzando vita, incrociando altri colori: tutta l’atmosfera partecipa di questa festa..

Ma la gioiosità creativa del colorismo di Teri, benché immediatamente percepibile dagli occhi, non è un esito dal percorso facile, né scontato: non si tratta di un mero accostamento che la nostra percezione possa tradurre come “accostamento felice”, “toni sereni” e così via.
È lesito di un viaggio dell’intelletto.
Guardiamo meglio: i colori emergono da un fondo generalmente nero, oppure appaiono definiti e circoscritti in un disegno dai contorni forti: ancora il nero. Dove campeggia il rosso, il giallo, t’imbatti in una macchia scura, profonda come un antro misterioso dal quale quei colori sono fuggiti a cercare aria e luce. 

Ancora nero. 
E' come se le campiture dolci, allegre, i gialli, i lilla, i rossi e gli azzurri vincessero una battaglia: la battaglia della luce sul nulla profondo; il vitalismo sul buio.

Ma il nero non è assenza di colore: nulla di più errato pensare a una vera
 opposizione tra il nero e i colori nelle opere di Teri: al contrario, il nero è la combinazione perfetta dei pigmenti che assorbono tutta la luce dei colori.

Dunque la battaglia che si ingaggia sulle tele, sulle opere, sui supporti opachi e luminosi di Teri, è la battaglia tra la somma di ogni colore  -  che ripiega in sé e tutto vorrebbe trattenere - e quanto, dei colori, fugge da quella prigionia e si libera offrendosi all’aria, alla luce, alla nostra visione.



A ben vedere, credo che il colore nero sia delle opere di Teri: esso dispone le “parti” da recitare; o, volendo declinare in musica: colui che dirige la sinfonia.
Qua fa emergere quelli che Kandinskj definiva “squilli di tromba”, là le note di un flauto, di un violino…. o di un antico corno inglese.

Ma colei che scrive la sceneggiatura, o la partitura musicale, è l’artista: è Teri, con la sua carica istintiva, di vitalità quasi animalesca, intendendo questo termine nella sua accezione più terrestre: spinta da un profondo amore per la reinterpretazione della Natura attraverso la propria sensibilità creatrice. 

Noi siamo “terrestri”, come le altre forme di vita: non siamo che una delle forme viventi della Terra, non superiori ma diverse; ciascuna forma partecipa della vita nel suo insieme, con ciò che può, con ciò che sa.
La lettura delle opere di Teri conduce a questa consapevolezza: siamo una parte del Tutto.
Dal Tutto emerge il particolare; dal Tutto della Terra emerge il dettaglio; dal Tutto del colore (dal suo totale: il nero) emerge la fiamma, la gioia, la meditazione, la serenità, l’amore, la calma, la forza esplosiva.


E se ci lasciamo prendere per mano dall’artista, e condurre nel vortice dei suoi colori, al Tutto il nostro intelletto ritorna, ricomponendo l’armonia con i colori della Terra, degli Alberi, delle Foglie, dei Fiori, del Fuoco, del Mare, del Cielo: del Mondo.



Teri : una riflessione sullo scritto di Maria

Una lettura emozionante e al tempo stesso di rara acutezza quella che Maria Schirone - intellettuale di grande serietà e dalle notevoli pubblicazioni - mi dedica in questo ventoso giorno di marzo, facendo sì che la giornata – superando le quotidiane, faticose occupazioni e pre/occupazioni – divenga speciale.

 Perché questo è il potere della Bellezza, in questo caso del suo esprimersi in parole, in frasi, in osservazioni originali, che riescono ad affiancarsi – in un felice connubio - con l’espressione pittorica, e ad offrirne una sinergica unità compositiva.

Così accade quasi un’alchimia, che permette la ridistribuzione di quella stessa Energia creativa con cui l’opera pittorica era stata “fatta”, e che viene in tal modo offerta a chi legge; a chi, corroborato dallo scritto, riguarda le opere con rinnovata attenzione; a chi, con quella chiave di lettura, può “aprire” il supporto e entrare direttamente nel quadro, e persino, se vuole, far parte della scena.

Di questo sono grata a quanti, come quest'amica ed estimatrice, con una competenza non disgiunta dall’emozione, offrono a me - e a quanti “leggono” insieme quadri e testi scritti - un bel dono di gioia, poesia e bellezza.

grazie, Maria !

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