Ritmo della Pavoncella innamorata e lenti astri
olio e tecnica mista su carta intelata
collezione Domenico Volini - Carmela Santoro - Castemezzano (PZ)
Maria Schirone per la pittura Teri Volini
Un’esplosione di colori, che paiono
venir fuori finalmente liberi dalla costrizione del contenitore, quale che sia:
tubo, barattolo o.. quel che Teri sa!
Colori come agìti da una vita
propria: appena liberati, vanno a collocarsi in allegra invadenza ovunque:
sulla tela, sul supporto pittorico, espandendosi e schizzando vita, incrociando
altri colori: tutta l’atmosfera partecipa di questa festa..
Ma la gioiosità creativa del
colorismo di Teri, benché immediatamente percepibile dagli occhi, non è un
esito dal percorso facile, né scontato: non si tratta di un mero accostamento
che la nostra percezione possa tradurre come “accostamento felice”, “toni
sereni” e così via.
È l’esito di un viaggio dell’intelletto.
Guardiamo meglio: i colori emergono
da un fondo generalmente nero, oppure appaiono definiti e circoscritti in un
disegno dai contorni forti: ancora il nero. Dove campeggia il rosso, il giallo,
t’imbatti in una macchia scura, profonda come un antro misterioso dal quale
quei colori sono fuggiti a cercare aria e luce.
Ancora nero.
E' come se le campiture dolci, allegre, i gialli, i lilla, i rossi
e gli azzurri vincessero una battaglia: la battaglia della luce sul nulla
profondo; il vitalismo sul buio.
Ma il nero non è assenza di colore: nulla di più errato pensare a una vera
opposizione tra il nero e i colori nelle opere di Teri: al contrario, il nero è
la combinazione perfetta dei pigmenti che assorbono tutta la luce dei colori.
Dunque la battaglia che si ingaggia
sulle tele, sulle opere, sui supporti opachi e luminosi di Teri, è la battaglia
tra la somma di ogni colore - che ripiega in sé e tutto vorrebbe trattenere
- e quanto, dei colori, fugge da quella prigionia e si libera offrendosi
all’aria, alla luce, alla nostra visione.
A ben vedere, credo che il colore
nero sia delle opere di Teri: esso dispone le “parti” da recitare; o, volendo
declinare in musica: colui che dirige la sinfonia.
Qua fa emergere quelli che
Kandinskj definiva “squilli di tromba”, là le note di un flauto, di un
violino…. o di un antico corno inglese.
Ma colei che scrive la
sceneggiatura, o la partitura musicale, è l’artista: è Teri, con la sua carica
istintiva, di vitalità quasi animalesca, intendendo questo termine nella sua
accezione più terrestre: spinta da un profondo amore per la reinterpretazione
della Natura attraverso la propria sensibilità creatrice.
Noi siamo “terrestri”, come le altre forme di vita: non siamo che una delle forme viventi della Terra, non superiori ma diverse; ciascuna forma partecipa della vita nel suo insieme, con ciò che può, con ciò che sa.
La lettura delle opere di Teri
conduce a questa consapevolezza: siamo una parte del Tutto.
Dal Tutto emerge il particolare; dal
Tutto della Terra emerge il dettaglio; dal Tutto del colore (dal suo totale: il
nero) emerge la fiamma, la gioia, la meditazione, la serenità, l’amore, la
calma, la forza esplosiva.
E se ci lasciamo prendere per mano dall’artista, e condurre nel vortice dei suoi colori, al Tutto il nostro intelletto ritorna, ricomponendo l’armonia con i colori della Terra, degli Alberi, delle Foglie, dei Fiori, del Fuoco, del Mare, del Cielo: del Mondo.
Teri : una riflessione sullo
scritto di Maria
Una
lettura emozionante e al tempo stesso di rara acutezza quella che Maria
Schirone - intellettuale di grande serietà e dalle notevoli pubblicazioni - mi
dedica in questo ventoso giorno di marzo, facendo sì che la giornata –
superando le quotidiane, faticose occupazioni e pre/occupazioni – divenga
speciale.
Perché questo è il potere della Bellezza, in
questo caso del suo esprimersi in parole, in frasi, in osservazioni originali,
che riescono ad affiancarsi – in un felice connubio - con l’espressione
pittorica, e ad offrirne una sinergica unità compositiva.
Così
accade quasi un’alchimia, che permette la ridistribuzione di quella stessa Energia
creativa con cui l’opera pittorica era stata “fatta”, e che viene in tal modo
offerta a chi legge; a chi, corroborato dallo scritto, riguarda le opere con
rinnovata attenzione; a chi, con quella chiave di lettura, può “aprire” il
supporto e entrare direttamente nel quadro, e persino, se vuole, far parte
della scena.
Di
questo sono grata a quanti, come quest'amica ed estimatrice, con una competenza
non disgiunta dall’emozione, offrono a me - e a quanti “leggono” insieme quadri
e testi scritti - un bel dono di gioia, poesia e bellezza.
grazie, Maria !
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