Autunno
Ottobre nell’emisfero
boreale
Tempo di bilanci
Ai piedi delle grandi
querce
s’affrettano squittendo
gli scoiattoli
È l’ora di provvedere
alle scorte
per l’inverno
Nel castagneto
sopramontano
intenso aleggia
un odore di fradicio e
di muschio
Insetti semi rami frutti
caduti
Tutto ciò che dal folto
procede
si mescola al terreno
che si prepara al lungo
sonno
Effimere creature
vegetali
dai morbidi cappucci
liberano spore nell’aria
già più fresca
Misteriosi nell’ombra
più profonda
piccoli esseri di
polvere e d’ali
esplorano un breve
intenso spazio
dell’esistere
Poi si dissolvono ritornando
alla terra
Nel bosco niente va
sprecato
Sui campi arati – al
vento ormai
arresi e alla pioggia –
le zolle brune si ricoprono
di foglie
in mulinelli fruscianti
accartocciate
Assorta in un sospiro di
nostalgia
per la passata pienezza
delle notti d'agosto
una falce di luna
calante color latte
su un ramo di betulla s’è
impigliato
ancora tinto
da una tavolozza sfumata
verde spento
argento e rame
svettante in cielo quasi
fino alle nuvole
Nella macchia che infittisce
a settentrione
fra gli sprazzi dorati
del sole
che inesorabile
s’inclina
è tutto un tripudio di
galle
di coccole e di bacche
d’un bel colore rosso – nero
o violetto –
o giallo arancio – così
lucente! –
per la gioia di tordi
picchi corvi
di chiassose ghiandaie
e di piccoli merli dal
becco giallo
da cui la rosa canina
difende inutilmente
i suoi frutti rigonfi
con le acute spine
Ostentando cardinalizi
cappelli
impavidi ciclamini
occhieggiano tra gli arbusti
le radici e i rami bassi
del ceduo
nel brivido del primo
vento celebrando
della terza stagione l’effimera
bellezza
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