domenica 5 aprile 2015

Marzo/ Aprile “Da che mondo è mondo?”, confutazione dell’ineluttabilità della guerra

 
su bio 4 alle pagg57-58

Articolo di Teri Volini, pubblicato su GLB marzo/aprile 2015 – versione integrale

Articolo di Teri Volini, pubblicato su GLB marzo/aprile 2015 – versione integrale 

Una delle affermazioni storicamente più perentorie è che la guerra esista “dall’inizio dei tempi” Un’affermazione così assoluta ha avuto, nel corso dei millenni, effetti deleteri: l’indebolimento dell’Esigenza di Pace come Ordine Prioritario dell’umanità, oltre l’imperversare di conquiste, violenze, sopraffazione ed ogni sorta di orrori, di cui nemmeno ilXX secolo è stato avaro, soprattutto con le due micidiali guerre mondiali.

Ritenuta “insita” nel codice genetico umano, la guerra diventava meno inaccettabile, quasi una Fatalità. E tuttora i venti di guerra non smettono di soffiare! Scopriamo che l’ontologica affermazione era degli antichi Greci, che – nonostante la loro magnifica cultura – erano dei guerrieri conquistatori di popoli, preceduti da popoli anche più feroci, seguiti a ruota dai Romani, che, oltre a conquistare con le armi tutte le terre intorno al mediterraneo – da essi definito Mare Nostrum  ̶avevano persino imposto con il sangue il timbro PAX Romana!

Tutto il tempo storico è un trionfo di orrori, e si continua a parlare di guerra come di una “soluzione”. Come cittadini e cittadine ci tocca esprimerci con fermezza al riguardo, specie se abbiamo maturato un’opinione indipendente, non allineata con le mistificazioni retoriche delle culture dominanti di ogni tempo e luogo, per scproporre una visione diversa.

Oltre la necrofilia

Ed esiste, questa grande novità, tuttora sconosciuta ai più, e la cui scopritrice, invece di essere gratificata, si è vista quasi mettere da parte, “forse” perché la sua rivoluzionaria scoperta rompeva un “equilibrio” infame, utile ai giochi di potere o economici: la guerra è per molti un affare, fonte di enormi guadagni. Dal loro bacato punto di vista, coloro che abbracciano la mission della pace sono scomodi, e quanti sono stati boicottati e/o uccisi!Conviene tuttavia “armarsi” di coraggio e diffondere una simile scoperta! L’autrice è la dott.ssa Marija Gimbutas. Studiosa e ricercatrice, fu costretta a fuggire dalla Lituania causa guerra nel 1944, “con la figlioletta su un braccio e la sua tesi di laurea sotto l’altro” , vivrà negli Stati Uniti, dove fonda il dipartimento di studi indo-europei all’University of California-Los Angeles. insegnandovi fino al 1989.

Come eminente archeologa, Marija sarà fedele alla sua intuizione ed ai suoi ideali di pace, che la porteranno  ̶ dopo trent’anni di scavi in cui trovava “armi, armi e ancora armi”  ̶̶ a scoprire le prove dell'esistenza di civiltà millenarie matrilineari e pacifiche, precedenti quelle “storiche che caratterizzano gli ultimi 5 millenni “di quello che James Joyce ha definito - un incubo di contese determinate da interessi tribali e nazionali - da cui è sicuramente giunta l'ora che questo pianeta si desti”, come ci ricorda lo studioso di miti e simboli dell'antichità, Joseph Campbell.


In quelle culture il valore dominante era la vita e non la necrofilia che avrebbe in sèguito imperversato-come tragico filo rosso di guerra e di sangue-in tutto il periodo storico, trovando il suo culmine nel XX secolo con la 2a guerra mondiale.

Un indicatore di speranza..

Tale scoperta impagabile vanifica la forza distruttrice di quell'affermazione sconsolata “da che mondo è mondo”, che aveva fiaccato qualsiasi tentativo di vedere nella "pacificanza" una via davvero percorribile, proprio perché non si conosceva un' esperienza significativa in tal senso. Era pre-istorica (!) la cultura della “Vecchia Europa”, e vi prevalevano i valori della Vita e il rispetto del Femminile.

 Oltre al rilievo culturale e archeologico specifico, tali scoperte sottolineano una visione del mondo basata sul vivere pacifico, sulla bellezza e sulla creatività. Marija Alseika Gimbutas ha documentato che quella cultura “trasse intenso piacere dalle meraviglie naturali di questo mondo.

 La sua gente non produsse armi letali, né costruì forti in luoghi inaccessibili-come avrebbero fatto i successori-neppure quando conobbe la metallurgia. Eresse invece magnifiche tombe-santuari, templi, case confortevoli in villaggi di modeste dimensioni e creò superbe ceramiche e sculture. Fu un periodo di notevole creatività e stabilità, un'età libera da conflitto. (Marija Gimbutas,
Il Linguaggio della Dea, 1989).

L’ineguagliabile scoperta - tuttora incredibilmente sottaciuta o ignorata dalla cultura ufficiale - riattualizza soprattutto nei giovani la speranza che quella modalità possa ancora realizzarsi, aprendo prospettive per il futuro del genere umano e del pianeta.

 
Al di là del proporre un ritorno al passato, ne facciamo tesoro nel presente: per produrre uno scatto di pensiero, un cambio sostanziale di paradigma; per offrire una speranza all’umanità prossima ventura, di cui la cultura nazionale, europea e mondiale possano farsi vettori.


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