lunedì 13 febbraio 2017

Civiltà contadina - un cambio di prospettiva

 

Riscoprire la civiltà  contadina: 
un cambio di prospettiva


 
La Casa contadina nel borgo lucano di Castelmezzano nasce come omaggio all’ancestrale civiltà contadina, da cui è iniziato il percorso dell’umanità, ciò che è  comprovato dagli studi di ricercatori e ricercatrici, come l’antropologa  Margarth A. Murray  e  l’archeologa Marija  Alseika Gimbutas. 




In primis, la studiosa britannica (1863 - 1963) rivaluta basicamente sia il mondo contadino che  le donne,  indebitamente per secoli  definite  “streghe”, e sottoposte a trattamenti mostruosi,  aprendo uno squarcio assolutamente innovativo sulla loro terrificante vicenda.

Nelle rivoluzionarie opere The witch cult in western Europe, Oxford 1921- Le streghe nell’Europa occidentale, Milano 1978 e  The God of the witches, 1933,  Il Dio delle streghe,  Roma 1972, affermava che quelle donne erano semplicemente delle contadine, donne strettamente legate alla terra, di cui conoscevano i segreti e i misteri, e che portavano nel sangue e nella memoria l’esperienza delle loro ave.



 



Erano,  come loro, collegate ai ritmi naturali, ai cicli della nascita e della morte;  naturalmente levatrici, sensitive, erboriste, curatrici, sciamane, seguivano una religione  non gerarchica, dalle radici antichissime, connessa con le forze dell’universo, la luna, le stelle, le dee, e compivano riti ancestrali...

 

In pratica, Murray  scriveva della religione pagana precristiana, sopravvissuta segretamente per millenni, anche  dopo l'affermarsi prepotente  ed autoritario della nuova religione di Stato nel IV secolo; una religione ancestrale, divenuta per forza di cose  minoritaria e nascosta, le cui caratteristiche pacifiche, matricentrate e naturalistiche  venivano riconosciute come una minaccia per il patriarcato in coso di affermazione e che per questo veniva perseguita con ferocia crescente, fino ad arrivare dal 14° secolo e seguenti al delirio della “stregoneria”,  come fu marchiata  dalla religione e dal potere secolare ufficiale, durante il lunghissimo periodo della “caccia alle streghe”.

 

All’uscita della sua ricerca ridicolizzata e ridimensionata dalla cultura  dominante  patriarcale, la tesi di Murray affermava una verità negata, mistificata e capovolta per secoli, e che era costata a migliaia di persone, in maggioranza donne, la perdita della libertà, torture inimmaginabili, condanne al rogo e tutta una serie di orrori, i più efferati, da parte  del potere secolare  e della  Chiesa dominante, con la stretta complicità della classe medica, dai cui giudizi dipendeva la sorte delle vittime.


 



     Gimbutas

 

Grazie ai suoi apporti, sono man mano andati crescendo  in maniera esponenziale  gli studi relativi a quella tesi da cui,  al di là delle singole persecuzioni, si era delineata una guerra feroce, non solo contro le donne ma verso un’intera cultura,  finora  ignota ai più, e di cui oggi,  grazie ai ritrovamenti di Gimbutas, esistono finalmente le prove. E, manco a farlo apposta, anche Gimbutas, come Murray, è stata osteggiata e ridimensionata.

Il merito principale della grande archeologa, ricercatrice linguista e studiosa (1921 – 1994), è  di averci
donato su un piatto d'argento le prove inoppugnabili dell'esistenza di antichissime culture che praticavano sistematicamente la pace
, privilegiandola quale valore fondante.

La tesi sostanziale - da sempre ritenuta utopica - della pace come unica via possibile per la sopravvivenza e per l'evoluzione dell'umanità e del pianeta, era stata sempre frenata dalla fatidica affermazione patriarcale  che la guerra fosse esistita da sempre, quasi un destino, un dato biologico dell'umanità.

“Con il suo inestimabile lavoro, Gimbutas ha svelato l’infondatezza di una simile affermazione, provandola con i suoi ritrovamenti archeologici e la loro interpretazione, in importanti studi e innumerevoli pubblicazioni. Gimbutas ci ha fornito le prove concrete di una cultura caratterizzata da un modo pacifico del vivere, perdurata migliaia di anni, in un'epoca pre-istorica, sconosciuta ai più. La sua biografia è a tal proposito illuminante.

Quella cultura  faceva riferimento ad ancestrali società pacifiche, matrilineari in cui mancavano le armi e le fortificazioni, che in seguito sarebbero diventate la norma,  e che, a un certo punto di una “storia”,  non narrata perché scritta dai sopraffattori, erano state conquistate con le armi da popolazioni guerriere e violente.  Nello scorrere dei tempi, non bastandone la distruzione, quella  visione del mondo,  insieme alla sua religione -   che faceva riferimento a una divinità femminile personificante e benedicente la vita -  venne mistificata in modo che la si leggesse  in modo totalmente diverso,  capovolta in  negativo, spregevole.

La più antica delle religioni veniva fatta diventare un  Tabù in senso negativo, non sacrale,  ed  è ancora così forte il ricordo subliminale del terrore e della morte costati  per quello che era trasformato in un marchio d’infamia ̶ e che corre ancora forte nel ricordo e nel  sangue delle persone  ̶  che ancor oggi si stenta a far rientrare il termine stesso “paganesimo” nel parlare comune. 

Ma quanti sanno che  “pagàno” deriva da pagus,  villaggio, e indicava chi  abitava in piccoli raggruppamenti,  senza né recinti difensivi,  dove  si viveva pacificamente, recandosi nei boschi o  nei vicini appezzamenti di terra per le coltivazioni. In pratica, una civiltà contadina.

L’invidia primordiale 

Poi, come ci descrive  Gimbutas,  arrivarono i distruttori di quel mondo sereno, detto anche Età dell’oro: e fu l’inizio del tempo storico,  caratterizzato da  guerra,  violenza, conquista e assoggettamento della donna, dei  più deboli e della natura. E mentre in quella Prima Cultura la donna era tenuta nella massima considerazione, per la sua dote di dare e nutrire la vita, venne  poi  ridotta a puro contenitore del cosiddetto “seme“ maschile.

Ciò non bastava al sistema patriarcale, che,  invece che con gioia e rispetto,  vedeva con occhio torvo  il potere fondamentale femminile di dare la vita: una potenza così grande da essere insopportabile per gli avidi i portatori di morte, che fecero del loro peggio per diminuirla e mistificarla, mentre distruggevano la forma religiosa che la sosteneva e che ad essa si accompagnava.

Non potendo estirparla del tutto, per ovvi motivi a loro funzionali (come usare le donne  nel quotidiano e continuare a generare), rendeva la donna “oggetto” di riproduzione,  sottomessa al suo potere e ai suoi modi; nei millenni, riducevano  la donna inconsapevole del suo stesso potere,  trasformando quel potere in vergogna e impurità (vedi parto, mestruazioni, etc.). Ma questo è solo un campione  di una storia, i cui strascichi si vedono tuttora... 

 

       


OMAGGIO A GIMBUTAS  - parte 1a con link -  pagine 46

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OMAGGIO A MARIJA ALSEIKA GIMBUTAS  - 
parte 2°  - pagg 70

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Recuperare le testimonianze e le solutioni antiche

In quelle  culture ancestrali, connesse alla terra,  intravediamo  una naturale armonia, anche  attraverso le magnifiche ceramiche che si producevano nel quotidiano,  oltre a quelle già note del neolitico cretese  tramite le immagini  artistiche, a noi giunte  con gli stupendi  affreschi... Gli anziani e le anziane erano guide rispettate, come  poi sarà tramandato a culture successive, Indiani d’America, aborigeni australiani e popoli indigeni di tutto il mondo, che però il cosiddetto progresso (leggi avidità, potere, prevaricazione) ce l’ha messa tutta per cancellare o nascondere o corrompere,  con tutti i loro eccellenti, misconosciuti valori. Oggi riscontriamo  che  il progresso presenta dei lati non tutti limpidamente positivi,  tali da soddisfare  un modo di vivere e di abitare armonioso: abitare  il mondo è molto problematico e imperfetto, al pari del nostro rapporto con la terra e con gli altri esseri, umani e non umani...

Sarebbe  saggio scoprire  ciò che di buono c’era in altri tempi,  trasmettere  i frutti  della culture tradizionali, recuperare le testimonianze  dei nostri antenati e delle nostre ave, ricordare i loro valori, anche riguardo un  modo di abitare semplice  e in sintonia con la natura.  Recuperare   solutioni antiche per riscaldare o rinfrescare la casa,  cucinare, recuperare l’acqua, usare materiali di recupero, aver cura di animali, giardini, orti, per nutrirci di frutti della terra nuovamente sani...

 

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