LA RIVINCITA DEL PYROCOCCUS FURIOSUS
Ovvero: è possibile fare a meno del petrolio?
Nel precedente articolo di aprile su La G. L.,Trivelle di morte e trivelle di vita, mettevo a confronto le due modalità di possibile uso delle trivelle, quella utile alla estrazione di petrolio - sempre più invasiva man mano che le quantità del cosiddetto oro nero diminuiscono - e di contro quelle per cercare acqua ed aiutare popolazioni in cui la mancanza del prezioso elemento è drammatica.
Mettevo in evidenza quanto due modalità così diverse si facessero implicitamente portatrici l’una di morte e l’altra di vita.
In realtà esistono delle alternative al petrolio, e solo chi non è attento al bene del pianeta e alla salute propria, della popolazione e delle future generazioni,può ancora ignorarle. Proponiamo una descrizione sommaria di tali alternative, un’informazione di base, utile a successivi approfondimenti.
Prodotti di origine vegetale
Usati da soli o miscelati con i carburanti tradizionali, possono sostituire la benzina e il diesel gli olii vegetali estratti da colza, girasole, soia e palma, allo stato grezzo o trattati chimicamente; l’alcool etilico (bioetanolo, biometanolo), ottenuto da canna da zucchero, mais, e un suo derivato chimico, l’etbe.
I più impiegati sono il biodiesel e il bioetanolo, sostituto vegetale della benzina; in Brasile, attualmente si vendono auto (prodotte anche dalla Fiat locale) in grado di andare sia a benzina che a bioetanolo, nel miglior equilibrio tra prezzo, disponibilità e prestazioni.
Le nostre auto, con poche modifiche, già potrebbero utilizzare questi combustibili alternativi, e presto saranno costrette a farlo: il petrolio prima o poi è destinato a esaurirsi.
Aspetti negativi: la riduzione della disponibilità di coltivazioni per uso alimentare, causata dalle grandi piantagioni attivate per ottenere i biocarburanti.
Biocarburanti prodotti da microalghe
Alternativa interessante sono i biocarburanti prodotti da microalghe: organismi unicellulari, fotosintetici, si moltiplicano spontaneamente in modo veloce;possono essere coltivati, adattandosi a diverse situazioni, acque dolci o salmastre, spazi naturali o appositi siti industriali come i bioreattori.
Non servono grandi spazi, dato che gli impianti si sviluppano in altezza.Alle alghe servono acqua, azoto, anidride carbonica e luce solare per potersi moltiplicare;si riproducono di continuo e la raccolta può essere anche giornaliera. Si ricava olio per il biodiesel, o bioetanolo, a seconda dei processi utilizzati, e gli scarti forniscono concime nel circuito produttivo.
Batteri modificati geneticamente
Lo sono i batteriche riescono a produrre un biocombustibile molto simile al petrolio. Questi microorganismi agiscono su scarti della produzione agricola,canna da zucchero, crusca di scarto della molitura, paglia del grano e trucioli di abete rosso dell'industria della carta, con la capacità di degradare i materiali ligneo-cellulosici, scomponendo le molecole complesse, convertite poi in zuccheri più semplici, materia di base per i biocarburanti.
Tra i più attivi e concreti in questo ambito,il ricercatore Greg Pal, direttore del Ls9, uno dei Centri di ricerca di Silicon Valley, e il Centro di ricerca tecnologica (VTT) finlandese il progetto DISCO. Il biocarburante così ottenuto arriverebbe a costare circa la metà del petrolio, ed è ecologico: le emissioni di gas serra prodotte dalla sua combustione sono di molto inferiori a quelle prodotte dai combustibili “normali”.
La luce del sole come biocarburante
Sono dei ricercatori americani di Harvard ad aver ideato una tecnica che trasforma la luce solare in biocarburante: hanno costruito una foglia bionica, che funziona da cella fotovoltaica, imitando il processo di fotosintesi clorofilliana, attraverso cui le piante utilizzano la luce solare, per trasformare acqua e anidride carbonica in zuccheri, e produrre energia.I ricercatori si sono serviti anche di un batterio, Ralstonia eutropha, che trasforma l’idrogeno in combustibile.
Una ricerca simile ha impegnato i ricercatori dell'Università della Georgia, Stati Uniti, che, grazie al prof. Adams, ricercatore di biochimica e biologia molecolare - hanno modificato geneticamente il Pyrococcus furiosus - microrganismo in grado di crescere a temperature estreme, anche superiori ai 100 gradi - per imitare il processo della fotosintesi,e trasformare l’anidride carbonica in carburante.
Vantaggi: questi sistemi bypasserebbero l’utilizzo delle piante - usate per la produzione di biomasse da cui ricavare combustibili - permettendo di riservarne l’utilizzo alimentare, cosa di non poco conto per la fame nel mondo.
Problema:in entrambi i casi è la dipendenza dai combustibili fossili,sia i ricercatori di Harvard che quelli della Georgia utilizzano l'idrogeno come fonte di energia, la cui sorgente è al momento il gas naturale, combustibile fossile.
Il combustibile prodotto con il Pyrococcus furiosus e con la Ralstonia eutropha, è a zero emissioni perché, quando brucia rilascia la stessa quantità di CO2 utilizzata per crearlo, il che lo rende più pulito di benzina, petrolio e carbone.
Il primo cherosene solare
Prodotto in Europa il primo cherosene solare come carburante pulito, grazie alla ricerca del progetto europeo Solar-Jet, che hanno realizzato il primo carboturbosolare del mondo: catena di produzione di cherosene rinnovabile a base di luce concentrata come fonte di energia ad alta temperatura. Finanziato dalla C.Econ 2,2 milioni di euro, il progetto è ancora in fase sperimentale, ma i risultati fanno sperare che sia possibile produrre idrocarburi liquidi a partire da luce solare, acqua e CO2: carburante pulito e in abbondanza per aerei, automobili e altri mezzi di trasporto e tante altre applicazioni
Olio di frittura come carburante
Si deve all'iniziativa di una cooperativa di pescatori triestini il successo di una sperimentazione singolare, che ha portato a un carburante ecologico, che non solo fa risparmiare, ma contribuisce a ridurre l’impatto ambientale: l’uso dell’olio esausto di frittura per la produzione di un biocarburante con cui alimentare i propri pescherecci, ricorrendo al quale stimano di risparmiare 300 mila euro ogni anno.
Con una semplice predisposizione, i motori diesel dei pescherecci possono essere alimentati con l’olio, filtrato e trasformato in biodiesel. Partita la raccolta dell’olio usato, facilmente reperibile a basso costo tra sagre, ristoranti, friggitorie etc., per essere utilizzato come carburante subisce un processo che trasforma i trigliceridi dell’olio vegetale in biodiesel e glicerolo, che a sua volta può trovare diversi impieghi, ad es. nell'industria alimentare e farmaceutica.
L'olio della frittura anche a Dubai!
Che l’olio della frittura sia prezioso e possa diventare biocarburante lo sanno anche Dubai, che sarà la prima città al mondo ad adottare il biodiesel 100%. : un carburante speciale, pulito, composto da olio usato per la cucina. Il biodiesel B100, alimenterà le auto dell’amministrazione cittadina ed è frutto di un accordo tra il Comune e NeutralFuels LLC: un’innovazione che non comporta nemmeno il cambio del tradizionale serbatoio diesel. Nelle regioni più fredde d’Europa il biodiesel non dà il meglio di sé d’inverno, ma non è un problema inesistente negli Emirati..
La nota interessante è che le scorte di olio arriveranno in gran parte dai ristoranti McDonalds! Una sorta di risarcimento epocale …
prof.ssa TeriVolini
artista ambientalista, presidente del Centro d’Arte e Cultura Delta di Potenza
terivolini.art@gmail.com
Collaborazione alla ricerca dati: dott. ssa Barbara Di Gregorio
grazie se condividerete questa ricerca, citandone la fonte, il link seguente http://terivolini.blogspot.it/2015/07/la-rivincita-del-pyrococcus-furiosus.html
Ovvero: è possibile fare a meno del petrolio?
Nel precedente articolo di aprile su La G. L.,Trivelle di morte e trivelle di vita, mettevo a confronto le due modalità di possibile uso delle trivelle, quella utile alla estrazione di petrolio - sempre più invasiva man mano che le quantità del cosiddetto oro nero diminuiscono - e di contro quelle per cercare acqua ed aiutare popolazioni in cui la mancanza del prezioso elemento è drammatica.
Mettevo in evidenza quanto due modalità così diverse si facessero implicitamente portatrici l’una di morte e l’altra di vita.
In realtà esistono delle alternative al petrolio, e solo chi non è attento al bene del pianeta e alla salute propria, della popolazione e delle future generazioni,può ancora ignorarle. Proponiamo una descrizione sommaria di tali alternative, un’informazione di base, utile a successivi approfondimenti.
Prodotti di origine vegetale
Usati da soli o miscelati con i carburanti tradizionali, possono sostituire la benzina e il diesel gli olii vegetali estratti da colza, girasole, soia e palma, allo stato grezzo o trattati chimicamente; l’alcool etilico (bioetanolo, biometanolo), ottenuto da canna da zucchero, mais, e un suo derivato chimico, l’etbe.
I più impiegati sono il biodiesel e il bioetanolo, sostituto vegetale della benzina; in Brasile, attualmente si vendono auto (prodotte anche dalla Fiat locale) in grado di andare sia a benzina che a bioetanolo, nel miglior equilibrio tra prezzo, disponibilità e prestazioni.
Le nostre auto, con poche modifiche, già potrebbero utilizzare questi combustibili alternativi, e presto saranno costrette a farlo: il petrolio prima o poi è destinato a esaurirsi.
Aspetti negativi: la riduzione della disponibilità di coltivazioni per uso alimentare, causata dalle grandi piantagioni attivate per ottenere i biocarburanti.
Biocarburanti prodotti da microalghe
Alternativa interessante sono i biocarburanti prodotti da microalghe: organismi unicellulari, fotosintetici, si moltiplicano spontaneamente in modo veloce;possono essere coltivati, adattandosi a diverse situazioni, acque dolci o salmastre, spazi naturali o appositi siti industriali come i bioreattori.
Non servono grandi spazi, dato che gli impianti si sviluppano in altezza.Alle alghe servono acqua, azoto, anidride carbonica e luce solare per potersi moltiplicare;si riproducono di continuo e la raccolta può essere anche giornaliera. Si ricava olio per il biodiesel, o bioetanolo, a seconda dei processi utilizzati, e gli scarti forniscono concime nel circuito produttivo.
Batteri modificati geneticamente
Lo sono i batteriche riescono a produrre un biocombustibile molto simile al petrolio. Questi microorganismi agiscono su scarti della produzione agricola,canna da zucchero, crusca di scarto della molitura, paglia del grano e trucioli di abete rosso dell'industria della carta, con la capacità di degradare i materiali ligneo-cellulosici, scomponendo le molecole complesse, convertite poi in zuccheri più semplici, materia di base per i biocarburanti.
Tra i più attivi e concreti in questo ambito,il ricercatore Greg Pal, direttore del Ls9, uno dei Centri di ricerca di Silicon Valley, e il Centro di ricerca tecnologica (VTT) finlandese il progetto DISCO. Il biocarburante così ottenuto arriverebbe a costare circa la metà del petrolio, ed è ecologico: le emissioni di gas serra prodotte dalla sua combustione sono di molto inferiori a quelle prodotte dai combustibili “normali”.
La luce del sole come biocarburante
Sono dei ricercatori americani di Harvard ad aver ideato una tecnica che trasforma la luce solare in biocarburante: hanno costruito una foglia bionica, che funziona da cella fotovoltaica, imitando il processo di fotosintesi clorofilliana, attraverso cui le piante utilizzano la luce solare, per trasformare acqua e anidride carbonica in zuccheri, e produrre energia.I ricercatori si sono serviti anche di un batterio, Ralstonia eutropha, che trasforma l’idrogeno in combustibile.
Una ricerca simile ha impegnato i ricercatori dell'Università della Georgia, Stati Uniti, che, grazie al prof. Adams, ricercatore di biochimica e biologia molecolare - hanno modificato geneticamente il Pyrococcus furiosus - microrganismo in grado di crescere a temperature estreme, anche superiori ai 100 gradi - per imitare il processo della fotosintesi,e trasformare l’anidride carbonica in carburante.
Vantaggi: questi sistemi bypasserebbero l’utilizzo delle piante - usate per la produzione di biomasse da cui ricavare combustibili - permettendo di riservarne l’utilizzo alimentare, cosa di non poco conto per la fame nel mondo.
Problema:in entrambi i casi è la dipendenza dai combustibili fossili,sia i ricercatori di Harvard che quelli della Georgia utilizzano l'idrogeno come fonte di energia, la cui sorgente è al momento il gas naturale, combustibile fossile.
Il combustibile prodotto con il Pyrococcus furiosus e con la Ralstonia eutropha, è a zero emissioni perché, quando brucia rilascia la stessa quantità di CO2 utilizzata per crearlo, il che lo rende più pulito di benzina, petrolio e carbone.
Il primo cherosene solare
Prodotto in Europa il primo cherosene solare come carburante pulito, grazie alla ricerca del progetto europeo Solar-Jet, che hanno realizzato il primo carboturbosolare del mondo: catena di produzione di cherosene rinnovabile a base di luce concentrata come fonte di energia ad alta temperatura. Finanziato dalla C.Econ 2,2 milioni di euro, il progetto è ancora in fase sperimentale, ma i risultati fanno sperare che sia possibile produrre idrocarburi liquidi a partire da luce solare, acqua e CO2: carburante pulito e in abbondanza per aerei, automobili e altri mezzi di trasporto e tante altre applicazioni
Olio di frittura come carburante
Si deve all'iniziativa di una cooperativa di pescatori triestini il successo di una sperimentazione singolare, che ha portato a un carburante ecologico, che non solo fa risparmiare, ma contribuisce a ridurre l’impatto ambientale: l’uso dell’olio esausto di frittura per la produzione di un biocarburante con cui alimentare i propri pescherecci, ricorrendo al quale stimano di risparmiare 300 mila euro ogni anno.
L'olio della frittura anche a Dubai!
Che l’olio della frittura sia prezioso e possa diventare biocarburante lo sanno anche Dubai, che sarà la prima città al mondo ad adottare il biodiesel 100%. : un carburante speciale, pulito, composto da olio usato per la cucina. Il biodiesel B100, alimenterà le auto dell’amministrazione cittadina ed è frutto di un accordo tra il Comune e NeutralFuels LLC: un’innovazione che non comporta nemmeno il cambio del tradizionale serbatoio diesel. Nelle regioni più fredde d’Europa il biodiesel non dà il meglio di sé d’inverno, ma non è un problema inesistente negli Emirati..
La nota interessante è che le scorte di olio arriveranno in gran parte dai ristoranti McDonalds! Una sorta di risarcimento epocale …
prof.ssa TeriVolini
artista ambientalista, presidente del Centro d’Arte e Cultura Delta di Potenza
terivolini.art@gmail.com
Collaborazione alla ricerca dati: dott. ssa Barbara Di Gregorio
grazie se condividerete questa ricerca, citandone la fonte, il link seguente http://terivolini.blogspot.it/2015/07/la-rivincita-del-pyrococcus-furiosus.html
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