Targa per Grazia Gioviale, vittima della violenza
del maschile disadattato
e di una cultura non evoluta...
Purtroppo la nostra regione non è esente dalla violenza di genere: vanta anzi un triste primato, quello dell’ampia nomea di alcune delle vicende più tragiche, come quella di Elisa Claps, nota a livello internazionale. La studentessa 16enne scomparve nel ‘93, e solo 17 anni dopo se ne scoprirono i resti nel sottotetto di una chiesa a Potenza. Per l'omicidio è stato condannato a 30 anni di reclusione Danilo Restivo, ma le indagini continuano, per i dubbi degli investigatori su presunti silenzi nell'ambiente ecclesiastico locale.
Un cambiamento radicale
Il fenomeno non
accenna a scemare, né sembrano valere leggi restrittive o minacce di punizioni:
ciò che occorre è un mutamento culturale, un cambio radicale della mentalità
comune! Proviamo a partire da una breve riflessione sulle motivazioni che
“portano” al femminicidio. Cosa c’è alla base di quest’odio, di questa
violenza, se non il desiderio - da parte di un maschile profondamente malato -
di avere il possesso, il controllo sulla donna?
In verità, questo è
ciò che é avvenuto in tutto il tempo storico,
ed ancor oggi una cultura non sufficientemente equilibrata produce uomini facili alla paranoia, non disposti a dare
rispetto né protezione, né a capire il vero
significato dell’Amore, che mai può essere potere, costrizione, uso
della forza, desiderio di annientamento di un altro essere .. compresi se
stessi e gli stessi figli, spesso coinvolti nella follia distruttiva.
Il conio di un nuovo termine può aiutare
Lo stupro della
donna e quello della terra avvengono in contemporanea. Queste considerazioni mi
hanno spinto a coniare un termine
ancora più complesso rispetto a femminicidio, inclusivo di quella terribile
doppia violenza: il FEMMINILICIDIO: esso ci fa capire che è in gioco la
sopravvivenza stessa del genere umano e del pianeta vivente.
Non si tratta di un gioco linguistico, dal momento che il termine dichiara l’attentato di una parte insana del genere umano a sé stesso: distruggendo la femmina che porta nel suo ventre le generazioni, le nutre e se ne prende cura da secoli; distruggendo l’ambiente in cui vive e che gli permette di vivere, di respirare, dissetarsi, nutrirsi, e di godere della bellezza, se lasciato intatto e incontaminato. Paradossalmente, quello stesso principio necrofilo, basato sulla pratica costante e mitizzata della guerra e della violenza, dopo aver dominato per i circa 6.000 anni storici, oggi sembra essersi concentrato in una sorta di mostruosa cristallizzazione - continuando a generare ancora guerre, corruzione politica e sociale, un’economia malata, e l’agghiacciante distruzione del pianeta.
...
Un tragico presente, un passato esemplare: L’antica civiltà minoica, una cultura della
pace e dell’armonia
Se
“la storia” c’insegna che la guerra e la violenza sono esistite da sempre, che
sono connaturate al genere umano, che possiamo fare? La gravità della
situazione ci porta a chiederci se ciò sia vero, o se non siano esistiti modi
di vivere meno deleteri, che possano essere d’esempio per un mondo in cui la
pace, il rispetto e la cura della vita siano predominanti, offrendo una
speranza a noi umani di oggi. Proviamo a dare uno sguardo al passato più
remoto, pre-istorico, poco o niente segnalato dalla storia ufficiale!
Scopriremo che nell’Antica Europa, all’incirca tra il 7000 a.c e il 3-2500 a.c,
la società era organizzata sulla base di valori egualitari tra uomini e donne
(gilania), e solo in un secondo tempo – si parla di molti millenni - una serie
di ondate migratorie proveniente dal sud della Russia, ad opera di popoli indoeuropei chiamati Kurgan,
imposero un modello androcratico e autoritario (il patriarcato).
Fu la
meritoria studiosa Marija Gimbutas a scoprire con i suoi ritrovamenti
archeologici le prove concrete di una modalità pacifica alle origini
dell’umanità: "Tale cultura trasse intenso piacere dalle meraviglie
naturali di questo mondo. La sua gente non produsse armi letali, né costruì
forti in luoghi inaccessibili - come avrebbero fatto i successori - neppure
quando conobbe la metallurgia. Eresse invece magnifiche tombe-santuari, templi,
case confortevoli in villaggi di modeste dimensioni e creò superbe ceramiche e
sculture.
Fu
questo un periodo di notevole creatività e stabilità, un'età libera da
conflitto". 1)
La sua rivoluzionaria scoperta distrugge la tesi dell’esistenza ab origine della guerra e della violenza
come connaturate all’essere umano.
Anche
la civiltà minoica possedeva tali caratteristiche, ed in tutte le più antiche e
misconosciute civiltà matrilineari le donne erano rispettate e divinizzate,
proprio perché incarnavano quel principio della Vita che permetteva al genere
umano di perpetuarsi: ed era il neolitico!
Nelle splendide immagini degli affreschi della civiltà cretese
sopravvissuti ai cataclismi che ne determinarono la scomparsa, è possibile
vedere chiaramente quanto elevata fosse la considerazione delle donne:
sacerdotesse, tessitrici, creatrici di alta moda, alla guida di carri e capaci
persino di toreare insieme ai maschi, in modo incruento, nel gioco della
taurocapsia … Oggetto di rispetto come rappresentanti in terra della divinità,
esse potevano andare in giro in topless,
mostrando il loro seno e l’ombelico come segni di bellezza e fecondità, e come
tali, intoccabili da
violenza e sopraffazione, dal momento che il loro corpo era considerato sacro... 2)
Di
fronte alle prove dell’esistenza di civiltà che si espandevano in bellezza e
pace, come nei ritrovamenti dell’Antica Europa e nelle immagini mitologiche di
Creta, c’è il riconoscimento
del Principio della vita, del Valore femminile e della nostra unità con la
Terra: tutto ciò a cui dobbiamo fare ritorno per la
sopravvivenza ecologica e dell’umanità, e per cancellare definitivamente dal
nostro vocabolario termini come femminicidio e femminilicidio.
Nota 1) Marija Gimbutas, Il
Linguaggio della Dea, Longanesi, 1989
Nota 2) Teri Volini, Il modo di vestire delle nostre antenate. Delta Edizioni,
1996
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