lunedì 30 marzo 2020

Divieto di ritorno alla normalità - Teri Volini, artista biofila






Divieto di ritorno alla normalità
di Teri Volini, artista biofila



Il refrain più in uso in questo tempo di pandemia è  “tornare alla normalità”.
Certo è comprensibile che si desideri ritrovare un tempo  in cui non si debba rimanere chiusi in casa per forza maggiore, ad ascoltare i bollettini del contagio e dei  morti che si susseguono a ritmi esponenziali; uscire liberamente, incontrare gli amici, riabbracciare le persone care che si sono sentite solo per telefono e  incontrate  in video chiamata;  spostarsi, lavorare, tornare a scuola e fare tutte quelle cose utili o piacevoli che ora ci sono impedite. Tuttavia, si rischia di struggersi per un’aspettativa difficile da attuare:  niente potrà essere “normale”, niente sarà come prima, per un semplice quanto doloroso motivo:
abbiamo ricevuto in visita un temibile virus, che ci ha mostrato tutto il suo potere: ha fermato il mondo.


Risalire in superficie


A questa realtà  saremo costretti a rassegnarci, volenti o nolenti. È dunque  indispensabile fare uno  sforzo di volontà – e d’intelligenza –  per risalire dallo stato catatonico in cui ci troviamo, come sommersi, e risalire in superficie.
Faremo bene a smetterla  con  le affermazioni ossessive, che rimbalzano su tutti i media, fino a portarci  alla lobotomia, che purtroppo coinvolge anche coloro che dovrebbero mantenere i nervi saldi e recuperare più che possibile la loro riserva di saggezza per le decisioni più importanti: basta ascoltare i “potenti” della terra, gli strafalcioni  dei Trump, dei Boris Johnson, delle Lagarde, (per non parlare dei più impossibili tra i nostri governanti...).


Ottimizzare lo standard mentale


Occorre  improrogabilmente avanzare  nel pensiero, fino ad  attivare ragionamenti  a più ampio respiro rispetto ai tanti luoghi comuni ora imperanti; fino a capire ed accettare  quale  grave errore sarebbe  il ritorno alla “normalità”: se normalità significa ricalcare imperterriti lo stesso stile di vita cui ci eravamo ormai assuefatti,  riprendendo  le vecchie abitudini, commettendo gli stessi errori,  tutta questa rovina determinata dal virus  non sarà servita a niente.
Ma perché mai dovremmo tornare ad essere quello che eravamo diventati? Degli esseri umani mutatisi in virus letali essi stessi, tanto dannosi e sordociechi davanti al Danno da loro procurato,da non riuscire ad ammetterlo;  tanto irresponsabili da portare  il pianeta sull’orlo di un’ecocatastrofe, e da non  fermarsi neanche davanti a questa! 


Incompatibile con la vita stessa


L’essere dis/umano ha contaminato tutto,  infiltrandosi fin nelle viscere più profonde del pianeta, con esperimenti nucleari, anche nei mari e negli oceani; con escavazioni  di tutti i tipi per  impadronirsi dei tesori contenuti in esso, fino all’estremo oltraggio di iniettarvi i veleni  più letali per la ricerca del petrolio, preventiva delle  trivellazioni spinte rovinose per il territorio, per gli umani e tutti gli altri esseri; impassibile di fronte alla sofferenza che tutto ciò procurava di riflesso: tumori, leucemie, con tutte le micidiali dolorose invalidanti o letali conseguenze...

Perché dunque  dovremmo pensare che sia un bene ritornare alla “normalità”, quando è in questa stessa che dovremmo cercare le  cause  di ciò che sta accadendo oggi?
Ma davvero possiamo credere che non c’entri niente con la pandemia e la sua virulenza il nostro modo di vivere incompatibile con la vita stessa?


Il nostro tossico quotidiano


In un precedente  articolo ho definito il virus  “un grande maestro di vita”, nel senso che “oltre ogni danno e letale epilogo cui siamo sottoposti, e al pari di altre grandi avversità,  il Virus si serve della morte come “bacchetta” per alunni indisciplinati e testardi: noi, gli umani..” https://terivolini.blogspot.com/2020/03/corona-virus-un-temibile-maestro-di-vita.html

Testardi oltre ogni misura, e pur conoscendone le conseguenze, abbiamo continuato con ogni sorta di crimini, a cominciare dal maltrattamento estremo degli animali, a miliardi rinchiusi a vita in enormi farms, per rispondere al nostro consumo spinto di carne; creature  marine soffocate dalla plastica, che invadendo gli oceani, li aveva trasformati in isole della grandezza di interi continenti: mostruoso! 


 

Abbiamo trasfuso in ogni cosa  del veleno: aria, acqua,  cibo, in tutto ciò che è essenziale per esistere, e che è invece  diventato un vero e proprio tossico quotidiano, preparando la strada  ad ogni malattia, dal cancro ... ai virus. E l’inquinamento in generale, anche quello elettromagnetico, propinato come il più luminoso “futuro”, e  accettato senza nemmeno conoscerne la nocività. Senza il freno dell’etica la stessa tecnologia e la sempre più avanzata robottizzazione,  può aumentare a dismisura la distruttività, e l’agire con sempre meno  problemi di coscienza.



Sullo stesso piano


Il virus è uno choc che  mette tutti sullo stesso piano: lui, che a rigore non è  nemmeno un essere vivente, ma un’ infinitesimale  scheggia di acido nucleico con attaccati degli amminoacidi:  le coroncine, ha il potere di  fermare tutto, persino l’autodistruzione umana: ora provvede lui a far capire chi comanda. Dall’alto dei suoi miliardi di anni, questa informazione di tipo elettromagnetico, che ha lo scopo di replicarsi nella cellula, umana o animale, non fa altro che crescere e moltiplicarsi, approfittando del nostro  disordine fisico, sociale, organizzativo e morale per  portare a termine il suo compito: sopravvivere. Nel frattempo, si accanisce a gareggiare  con noi, che ci eravamo vantati di essere i più  potenti, i più  distruttivi al mondo! 


Non c’è salute in un ambiente deprivato 


Così, ce lo deve ricordare lui, un essere microscopico, invisibile, che non può esserci una buona salute in un mondo tanto deprivato?  Se  l’ecosistema, la  struttura sociale,  quella ospedaliera, economica etc.  sono stressati,  anche il nostro organismo  diventa più debole, predisposto ad ammalarsi. Dobbiamo approfittare della pausa forzata per riflettere, per porci  domande su quello che siamo diventati, sulle cause delle nostre manchevolezze,  su quanto  abbiamo tolto alla qualità dei nostri rapporti umani, sul danno che abbiamo apportato al pianeta.


Non sarebbe affatto produttivo restaurare il vecchio, usurato  modo di vivere: occorre invece  lavorare seriamente per costruire – e in fretta –  un mondo in cui ci sia del Nuovo: ma non in senso consumistico, reiteratamente  avido di “cose”, di beni materiali, di tecnologie avanzate ma dannose; il miglioramento deve toccare i punti centrali del nostro essere, sia nel personale che nel sociale: il reale equilibrio di tutti gli esseri e della terra.

 Teri Volini, artista biofila



















         

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