lunedì 26 dicembre 2022

Archeo trekking d’autunno a Croccia Cognato. Alla scoperta dei segreti ancestrali del nostro territorio, articolo di Teri Volini su Lucano magazine, dicembre '22






    

Nota: I testi sono libere estrapolazioni dal saggio  di Teri Volini, Glifi, una ricerca mitoarcheologica in Basilicata, Hermaion  

Foto: Teri Volini,  Carmela Santangelo,   Michele Degrazia, Donato Grippo, Antonio Bruscella, Antonio Onorato, Nietta Lisco




Archeo trekking d'autunno a  Croccia Cognato

               alla  scoperta dei segreti ancestrali del nostro territorio


di Teri Volini

 

 I materiali archeologici non sono muti... Essi parlano un loro speciale linguaggio e  rappresentano un’opportunità  per rivelarci  la spiritualità  dei nostri avi e delle nostre ave, che vissero in comunità pacifiche e creative per migliaia di anni, prima dell’arrivo degli indo-europei e della guerra...

                                                                                Marija A.Gimbutas    
                                                                                        

 


 


C’è un luogo in Basilicata, l’antica Lucania, dove il mistero delle nostre antichissime origini sembra far capolino attraverso strani segni su pietra. Ora con “semplici” linee, ora con incisioni puntiformi, emergono davanti ai nostri occhi, delle figure geometriche di non grandi dimensioni: i Glifi

 

Si tratta in prevalenza di triangoli, con la punta in su o rovesciati: simbolo tra i più antichi, presente già 500.000 anni fa (Gimbutas, datazione per associazione con gli utensili, ma ci sono anche:

 


Il cerchio puntinato, una sorta di buon augurio e di benedizione per il sito ed i suoi abitanti, posto apotropaicamente all’ingresso dell’Acropolis,   composto da punti equidistanti dal centro, ad indicare espansione, crescita...
 

La croce a braccia uguali, immagine ancestrale, simbolo cosmico per eccellenza;  simile alla  croce solare che rappresentava l’eterno divenire, quando ancora non era in auge il tempo lineare ma quello ciclico, determinato dal susseguirsi delle stagioni nell’anno;
 

Il rombo, o losanga,  portatrice di un archetipo estremamente ricco, essendo una delle primarie rappresentazioni dell’unità,  forma stessa della Mater primigenia, sia fisica che metaforica; per analogia,  anche  Ventre della Terra, riportandoci alla Grotta, alla Caverna Primordiale;

La  doppia X, che non solo designa il femminile, ma l’origine stessa della vita,
e, per finire,

una sorta di H, il simbolo archetipo oggi quasi scomparso dalle pietre, e il più difficile da decifrare...   
   

 

e e

 

Ciò si rileva dall’osservazione delle massicce pietre che formano ciò che resta delle mura “ciclopiche” o “pelasgiche” dell’Acropolis di Croccia,  Parco di Gallipoli Cognato,  Piccole Dolomiti Lucane, nel comprensorio dei paesi di Accettura, Castelmezzano, Pietrapertosa, Oliveto Lucano, Garaguso: a meno che  auspicabili scavi successivi non rivelino altro, in strati più  profondi...
 

Meriterebbe una maggiore attenzione di quella attuale il sito archeologico, sconosciuto anche a molti  lucani, e la causa  è  da ricercarsi nell’ignoramento della sua  più peculiare caratte- ristica, i Simboli archetipi (Glifi) incisi sulle antiche mura dell’Acropolis, ed all’assenza di studi specifici su di essi e sul loro significato.



 I simboli, disegnati o incisi su rocce e nelle caverne, tessuti su
 tappeti e arazzi, dipinti su vasi e oggetti sacri o d'uso comune, sono il mezzo con cui ci sono giunte, dalle epoche profonde, informazioni sul modo di vivere e di pensare dei nostri antenati e delle nostre antenate.

 

Nessuno si era mai chiesto se ci fosse un codice nascosto dietro quelle forme geometriche così nette, né si era interrogato su quale potesse esserne il significato, né aveva pensato di realizzare uno studio per spezzare quell’apparente imperscrutabilità, né tantomeno azzardato un’interpretazione. Si era così rischiato di sprecare tutta la ricchezza e la mole di significati di cui sono portatori i Glifi, sia dal punto di vista conoscitivo tout court, che nella loro funzione di stimoli per una riflessione feconda e per scoperte pressoché inesauribili.

Con un notevole impegno pluriennale  mi sono fatta traduttrice, nel senso più esaustivo del termine, trasportare – da un mondo finora ignoto, in cui erano imbozzolati – dei messaggi unici; riportarli alla luce, permettendone  la comprensione, per attivare  il ricordo di quelle realtà ancestrali: al ritrovamento dei simboli era seguita nel tempo una puntuale ricerca differenziata, culminata nella loro inedita decifrazione, resa possibile dalla mia qualifica di  linguista e risemantizzatrice, e dai suggerimenti metodologici di Marija Gimbutas, mia trentennale maestra di elezione”.

 

Archeo trekking                                                                         

Allo studio pluriennale dei simboli,   è seguita la pubblicazione del saggio dedicato, Glifi,  una ricerca mitoarcheologica in Basilicata, e la sua presentazione  in settembre a Potenza, nel corso delle Giornate Europee del Patrimonio del MiC.  A seguire,  in ottobre, lo speciale archeo trekking in oggetto,  nel corso del quale i partecipanti sono stati guidati al riconoscimento e alla comprensione di alcuni dei Glifi     presenti sulle antiche pietre di Croccia Cognato...  

                                         


 

Un osservatorio astronomico ancestrale,   le Petre de la Mola


Una splendida giornata d'autunno ha favorito l'esperienza di una inusuale “esplorazione”,  ad iniziare   da   una  silenziosa salita tra ciclamini, monete di papa  e altre erbe, nel magico silenzio dei magnifici boschi che caratterizzano il luogo.

 


Al termine del sentiero in salita, a circa 200 metri dall’ingresso del sito archeologico,  i partecipanti al trekking hanno potuto osservare un grande megalite, le Petre de la Mola, vero e proprio osservatorio/calendario astronomico preistorico, che mostra un eccezionale allineamento con il Sole al mezzogiorno e al tramonto del solstizio d’inverno.
 
 
 
Di grande attrattiva per gli appassionati e gli esperti, ma anche per la gente comune, che vi si reca il 21 dicembre per osservare il fenomeno, la presenza del Megalite rafforza  l’ipotesi di un Tempio ancestrale, dedicato alla celebrazione del Sole nel luogo della sua “rinascita” solstiziale: sappiamo che le antiche genti consacravano e onoravano con rituali di rigenerazione e di guarigione l’eterno ciclo vita/ morte/rinascita, in coincidenza con i tempi della natura.
 
A supporto ulteriore di lontane, quanto perduranti, reminiscenze sull’importanza e sacralità del luogo, esistono le testimonianze di anziani abitanti di Oliveto Lucano sull’uso di portar via da Croccia una pietra, come oggetto benefico e garanzia apotropaica.
Che il luogo tutto fosse dedicato al culto, era stata l’ipotesi avanzata già  dall'archeologo seguìto al primo  scopritore delle mura, Michele Lacava: si tratta di Vittorio Di Cicco, conduttore di cinque campagne di scavo tra il 1896 e il 1919, che tuttavia non aveva potuto confermare l'ipotesi stessa per mancanza di dati, reperti o confronti con siti similari: non c'erano ancora a quel tempo ricerche  e metodologie avanzate, come quella di Gimbutas, con cui rapportarsi.



Ridefinizione della datazione e della destinazione

I glifi sono preziosi anche  per ridefinire la datazione del sito, di cui  esistono delle ipotesi ufficiali viziate da una prospettiva “storica” stereotipata: definendo il luogo “postazione fortificata”, si aderisce all’usuale visione bellica; in linea con i nostri 5000 anni storici, caratterizzati da quello che James Joyce definì “un incubo” di lotte tribali, guerre e violenza, si trasferisce tale visione anche alla preistoria, invece di ipotizzarne una diversa, non ancora contaminata dalla guerra, che non era  usuale nei tempi più ancestrali, come ha dimostrato Marija  Gimbutas con i suoi inequivocabili ritrovamenti archeologici in tutta la Vecchia Europa, comprovanti l'esistenza di antichissime società civili, perdurate migliaia di anni, operose, pacifiche e creative, ben prima dei tempi storici.
Una scoperta rivoluzionaria, sebbene non abbastanza  nota ed evidenziata, se non da grandi anime che apprezzano quei valori, e da grandi studiosi:   non per niente Joseph Campbell e Ashley Montagu ritennero paragonabile il contributo all’archeologia di Marija Gimbutas  alla Stele di Rosetta e alla decifrazione dei geroglifici egizi...


Destinazione  aggiornata

Il sito fu usato sì come postazione fortificata, ma solo nel IV sec avanti Cristo dagli Osco Sanniti, poi da Alessandro il Molosso, nipote di Alessandro Magno. Ciò non significa che fossero state questi a tirar su le mura, ma solo che le utilizzarono per un certo tempo... L’insediamento venne abbandonato all’inizio del III sec. avanti Cristo per la pressione romana e l’area non venne più frequentata fino ai nostri giorni. Tracce della probabile sua prima costruzione, sono riportabili al Mesolitico (età della pietra di mezzo, 14000-10000 anni fa).

Dai raffronti con le ricerche di Gimbutas, si può ipotizzare una diversa destinazione del sito;  che quelle popolazioni non fossero ancora state prese dalla febbre della guerra, e che, di conseguenza, i grandi massi potessero essere stati posizionati a scopi non esclusivamente bellici o difensivi, ma cultuali, funerari, astronomici, astrologici, al pari di tanti altri siti nel mondo, tra cui Stonehenge e Avebury, in Inghilterra, Newgrange in Irlanda, le 600 gigantesche pietre statuarie di Rapa Nui (Isola di Pasqua), etc. 


Ager cuneatus, un luogo sacro

L’Acropolis di Croccia  si trova in un Ager Cuneatus, o campo a forma di cuneo, ossia a triangolo, oggi poco rilevabile per il proliferare della vegetazione.   L’ipotesi che fosse un luogo sacro, un tempio dedicato alla divinità Madre, è avvalorata dal raffronto con altri templi della stessa forma, con riferimento ai ritrovamenti di Gimbutas in alcuni siti della Vecchia Europa come Lepensky Vir  in ex-Jugoslavia, regione delle Porte di Ferro, Belgrado, Serbia,  9000-8000 anni fa,  costruito con grossi blocchi di pietra triangolare e con molti elementi a triangolo. Hanno pianta triangolare anche le tombe a cortile irlandesi,  e  numerose altre sono costruite con pietre  in Bretagna e Irlanda.


 In perlustrazione: trascuratezza e degrado delle antiche pietre

                                                                             1997  




2022



L’archeo trekking ha  offerto ai partecipanti (la possibilità di usufruire, “in diretta”,   di indicazioni preziose sul significato e  il valore di quei simboli,  accompagnati da una speciale perlustrazione  lungo le mura dell’Acropolis,  dalla quale  è  risultato che alcuni di quei segni non si notavano  più, essendo come  scomparsi,  “inghiottiti” dalla crescita esponenziale di muschi,  ruggine  e licheni. 
La constatazione della progressiva invasività della copertura è stata confermata dal confronto con  foto  scattate in precedenza... Ciò comporta da un lato  il riconoscimento del lavoro testimoniale da me compiuto, dall’altro  il  forte rammarico per la scarsa attenzione odierna verso quelle pietre ancestrali,  testimonianza  dei nostri antenati e delle nostre ave,  e sottolinea   l’ urgenza di un pronto,  accurato restauro, affinché la situazione non peggiori, e ne possa invece  fruire un pubblico non solo locale ma internazionale.

        Teri Volini