sabato 26 settembre 2015

Memorie di mia madre Rosaria, in forma d’intervista prolungata

Memorie di mia madre Rosaria, in forma d’intervista prolungata domenicale, alla fine degli anni ‘90. uno stralcio tratto da: Biografia Biografia artistica ipertestuale di Teri Volini, parte 4a L'arte Resiliente anni 2015-2016 – pagine 422 https://issuu.com/home/published/biografia__parte_4a_pdf_def_x_stampa_e_issuu_25_1_ Ho trascritto le conversazioni che - in forma d’intervista - proposi a mia madre Rosaria Santoro: nell’arco di due o tre anni, quando, nelle pause della mia faticosa ma fertile transumanza tra Basilicata e Lombardia, e non solo, ero sua ospite a pranzo, la domenica, a Potenza. Aveva già superato gli 85 anni In realtà, fin da quando ero una ragazzina, mi avevano affascinato le sue narrazioni, di cui lei mi aveva fatto dono, accogliendole io con stupefatto e inesausto interesse; il suo racconto di vita mi faceva entrare in un mondo assai diverso da quello che vivevo nel quotidiano: tutto m’intrigava enormemente e di sicuro era per me una fonte di conoscenza e d’insegnamenti. Il tempo e gli eventi ad esso correlati mi sembravano straordinari e dilatati, e riuscivo a “vederli” come se li avessi vissuti io stessa. A lei piaceva tantissimo raccontare, ed anche dire la sua sulla nostra società, e su qualsiasi argomento; accettò dunque volentieri la prolungata intervista, senza essere in alcun modo intimidita dalla registrazione, mostrando un’eccezionale padronanza nel parlare anche di argomenti delicati o “scabrosi”, con una freschezza e un’apertura mentale rarissima da trovare in una signora che andava verso i 90 anni. Le conversazioni sono state in seguito sbobinate, e meritano, a mio avviso, una più degna fortuna. Per adesso ne pubblico qualche segmento. I Autorità del femminile Figlia: Ad un certo momento, arriva il nostro amico Antonio, il fondatore del movimento ragazzi casalinghi, e ci porta dei libri; tra questi, Il Risveglio della Dea di Viki Noble, americana, poi Il Linguaggio della Dea di Marija Gimbutas, lituana, e La Luna Nera di Jutta Voss, tedesca. In questi libri si incomincia a parlare delle mestruazioni come cosa importante, come cosa sacra; si parla dell’autorità del femminile. Conosciamo così l’esistenza di Maria Gimbutas, che dopo 30 anni di ricerca archeologica e di scavi, ha trovato le prove dell’esistenza di sociatà dove vigeva la pacificità del vivere; statuette femminili, niente armi, etc. che vuol dire questo? Madre: Che queste donne hanno valorizzato la vita pacifica?! -F. Sì, e che questa civiltà, che non ha lasciato scritti, era civilissima, non aveva bisogno degli scritti, con le immagini stesse comunicava l’importanza del femminile, una società in cui la donna era importante, le immagini delle donne, con il triangolo pubico, tutti i simboli che davano importanza al femminile, c’erano pochissime immagini maschili e soprattutto erano assenti testimonianze di sopraffazione e di guerra, mentre “dopo” tutte le immagini esaltano il maschile dominatore, i valori dell’ antropocentrismo, questa è la realtà -M: b Una gran bella cosa!!! -F: In quella cultura non c’erano immagini di guerra, erano tutte immagini di culto, di religione non c’era un Dio come diciamo oggi, ma la Dea, che rappresentava la forza della creatività, era questo che significava, l’Energia vitale, la forza vitale, la bellezza, la natura. Dobbiamo riflettere sul concetto di progresso, perché se il progresso vuol dire che siamo ad ogni momento al punto in cui ci facciamo fuori tutti con una bomba nucleare, che cavolo di progresso è ?! M: C’è da pensarci veramente!! Che non è tanto progredito! II Una donna per marito Figlia: Mà, tu lo sai che nell’antichissima antichità, quando le donne erano importanti, sceglievano loro gli uomini con cui volevano andare, nessuno imponeva la verginità, nessuno gli imponeva niente, i figli non erano di un solo uomo, erano delle donne, vivevano in una comunità e gli uomini andavano quando le donne li invitavano e poi gli portavano il risultato della caccia, il nutrimento, questa cosa significava che non c’erano gelosie, i bambini erano cresciuti uguali tutti quanti; siccome gli uomini non sapevano quale era il loro, li amavano tutti e li proteggevano tutti. Madre: stavano in comunità, li proteggevano, non era sbagliato, secondo me non era sbagliato. le donne quando ci vogliono andare ci vanno, quando no…. gli dicono no, noi stiamo per conto nostro, altro che primitivi, altro che primitivi... F: Ma sai che anche adesso ci sono delle tribù dove questo avviene, addirittura c’è una tribù... in Africa, credo, dove fanno una cosa bellissima: ci sono delle donno ricche, magari anziane, o che non possono avere più figli, e che fanno, si prendono una donna per marito, cioè fanno da marito ad una donna, cioè prendono con sé una ragazza e questa fa dei figli, e i figli di queste donne sono come suoi figli, lei gli dà i beni, gli dà i soldi, li cresce e si vogliono bene. Madre: Allora, siccome lei resterebbe senza figli, in questa maniera, non solo ha i figli a cui lasciare i suoi beni, ma anche una famiglia, composta da altre donne che l’aiutano, lei aiuta loro, è una cosa stupenda. F: È una cosa bellissima questa! E noi li chiamiamo primitivi! Madre: Sì, hanno escogitato questo sistema: perché io devo rimanere sola, che poi mi faccio vecchia, con tutte le rughe, invece aiuto tutte quelle donne che non hanno beni, quelle donne a loro volta, magari non si potrebbero nemmeno sposare, perché essendo povere gli uomini non le vogliono, oppure dovrebbero fare tanti sacrifici… Figlia: i figli li crescono insieme con quella, che è la madre, il padre, è tutto, lei è la matriarca e lei li aiuta, gli dà i soldi, gli dà la casa, e loro fanno il bambino e il bambino è in comune. Gli uomini non hanno nessun diritto, come se fossero dei donatori. E noi gli chiamiamo incivili, ma gli incivili siamo noi… Madre È proprio bello, è stupendo! III Non è stato sempre così Figlia: noi della storia consideriamo solo quella che conosciamo, e guarda caso da chi è stata scritta questa storia? M: Non so F: Dai vincitori, da coloro che hanno distrutto le primitive civiltà basate su questi valori, dove su migliaia di statuette, dipinte su pietre ecc., che cosa era disegnato? il triangolo, il triangolo sacro. Migliaia di statuette trovate da una studiosa che si chiama Maria Gimbutas, un’archeologa alla quale bisognerebbe fare un monumento, una grotta, un santuario. Solo nell’Antica Europa duemila statuette, sono tutte statuette femminili, niente di monumentale come quelle maschili con la spada, ma sono statuette in cui il pube viene rappresentato enorme perché era la parte che rappresentava la sua importanza, cioè l’importanza di questa femminilità creatrice. M: Ma quando l’hanno capito, dopo!? F: No, questo era all’inizio. Poi dopo è arrivata questa gente, questi maledetti maschi patriarcali che nel corso dei millenni hanno distrutto quella civiltà e hanno umiliato la donna, e ciò continua in parte ancora oggi, anche se sembra diverso… M: Ma loro la usavano la donna! F: Come no! L’hanno resa schiava, mentre prima era la donna che aveva l’autorità e l’importanza, capisci? M: Sì, per distruggere quella importanza F: Brava, hai capito, per distruggere quell’autorità, hanno disprezzato ciò incarnava l’assenza del femminile, e cioè la parte che crea la vita, che deve alla donna tutta quella importanza. Fai schifo, la tua porta della vita è una schifezza, è una parte vergognosa:lo dice ancora oggi un dizionario etimologico, Pianeggiani, vuol dire che è vero!! (ride). M: Ma l’hanno fatto apposta a denigrarla, per metterla sotto i piedi F: E certo!. E questa è la cultura ufficiale, principale. dopo i barbari, e altri, la cultura cattolica è stata la più terribile ancora più di quella barbara, tant’è vero che tu che hai fatto parte della cultura cattolica hai recepito queste cose come vergogna perché per la chiesa la donna (comune ) non ha importanza. M: No, io le ho recepite prima, perché sentivo le suore, dove andavamo, che quando le ragazze avevano le mestruazioni, e noi eravamo giovanissime, dicevamo tenetene vergogna, tenetene vergogna: e io perché dovevo aver vergogna? Mia madre non me lo diceva questo. Era il 1925-26, e le suore dicevano queste cose. Povere donne, erano ridotte tutte alla schiavitù, dovevano obbedire, per esempio io mi ricordo ancora quando sono venuta a Potenza nel 1950, quando don Peppe (mio fratello) bazzicava la casa di zia Mimì (la fidanzata), il padre (un calzolaio) si faceva tenere la tovaglia, l’asciugamano, dalla moglie, da gran signore, finchè non finiva di lavarsi le mani... F: Io non ho il diritto di dire a te che ignori queste cose, perché le ho ignorate anch’io da laureata. Perché? Perché tutto quello che tu impari a scuola e persino all’università è importante, ma è conformista … Ti fanno il lavaggio del cervello, ti fanno imparare quello che la cultura dominante vuole che tu impari.

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