UN
OMAGGIO al FEMMINILE SILENTE NELLA STORIA
dalla
RICERCA STORICO-ANTROPOLOGICA di Teri
Volini
Il PRESENTAZIONE DEL MONUMENTO / MEMORIALE
ALLA DONNA IGNOTA, un omaggio al femminile silente nella storia
Un viaggio alla riscoperta del Principio Femminile Originario
Esporremo una tesi: che - per il bene dell'umanità - convenga tornare ad onorare il principio femminile, nel suo aspetto di creazione, sostegno e alimento di vita.
Proporremo di riconsiderarne
l'importanza quale "guida di ciò
che è terreno e umano verso un senso
superiore".
È previsto un premio per chi
torna ad Onorare il principio femminile originario: l'apprezzamento consapevole
della preziosità della nostra vita sulla terra, la bellezza del
sentirci in connessione semplicemente come Persone, come esseri umani in
cammino sul nostro meraviglioso pianeta.
Andremo indietro
nei millenni, però torneremo in tempo per presentare il nostro
omaggio al femminile silente nella storia, il MONUMENTO ALLA DONNA
IGNOTA.
L'idea
è di partire dalla nostra regione, realizzando qui il Monumento / Memoriale in forma
scultorea o monumentale, posandone la prima
pietra ,
in modo che sia la Lucania - antica
terra di luce - a farsi gli iniziatrice
esemplare di un'opera mai
realizzata finora, e ne diventi patron d'eccellenza.
Una
volta realizzata in anteprima in Basilicata, l'Opera verrà in seguito proposta in differenti versioni strutturali, in ambito nazionale ed estero, nei diversi modelli e materiali secondo cui è stata progettata.
Auspichiamo per
questo progetto un illuminato sostegno, per attivare la
realizzazione dell'inedito Monumento, affinchè possa essere
un punto di riferimento nel
mondo.
Questo suggestivo brano tratto da Voce Donna della scrittrice Angela Bianchini, 1979, suggerisce
con estrema acutezza il tema di un'appassionata ricerca
storico-antropologica che da tempo mi ha coinvolto: quella sul silenzio
femminile nella storia e - in stretta corrispondenza - sul
singolare destino di quel principio originario; il suo primitivo splendore in tempi antichissimi e il successivo, apparentemente inesplicabile declino.
Capovolgimenti
Durante la ricerca, ciò che mi ha maggiormente colpito è stata non solo la mancanza di riconoscimento del valore femminile nella storia, ma il verificarsi di un totale capovolgimento: dall'onorare la vita che sempre si rinnova – tramite le madri - al dare grandi onori a coloro che davano la morte - i guerrieri, i condottieri.
Mi
sembrava assurdo che al dare, nutrire e
curare la vita e le relazioni fosse stato attribuito nella storia un valore minore rispetto alla produzione
della morte per mano umana, declinata in tutta la gamma possibile di crudeltà,
terrore, violenza, con il suo punto massimo nella guerra, in tutte le
guerre che hanno imperversato nei tempi
storici - e che a tutt'oggi infiammano
tanti luoghi del pianeta, frenate appena
dalla paura di una catastrofe totale e definitiva.
Già
nel 1957 la scrittrice Simone de Beauvoir, ne Il Secondo Sesso, scriveva :
continuiamo a vivere - come del resto in tutto il tempo
storico - in una civiltà “necrofila”,
che onora e dà potere a chi dà la morte, non a chi dà la vita...
Tuttora, come ci ricorda la teologa americana Mary Daly:
questa nostra società/cultura è arrivata, insieme al cosiddetto progresso, a
un punto di non-ritorno …
Sempre nella metà del xx secolo,
lo psicologo e psicoanalista tedesco
Eric
Neuman
sottolineava che:
Il principio femminile nel suo aspetto
di creazione, sostegno e alimento di
vita, è stato diminuito e stigmatizzato
proprio per diminuire il potere insito nel suo valore originario - quello ben
riconosciuto nelle prime civiltà matriarcali o matrilineari - dal principio
della coscienza Maschile patriarcale.
Il prevalere della morte sulla vita
A conferma di tale innaturale sovvertimento
- -
c'è tutta una storia di dominio e conquista, con conseguente esaltazione,
celebrazione e monumentalizzazione
di re, dei, eroi, conquistatori, in
onore dei quali sono state
innalzate colonne, statue, stele, memoriali; ad essi sono state dedicate
templi, strade e piazze e... monumenti
A rafforzare, giustificare e consolidare
tale modalità mortifera nei
millenni è stato il più sconsolante dei
pregiudizi, iniziato con gli
antichi greci e consolidato
dall'autorevolezza di quella cultura: quello della ineluttabiltà della guerra; la fatidica
affermazione che la guerra fosse da sempre esistita: quasi un destino, un dato biologico dell'umanità,
iscritto nel DNA.
Oggi è possibile sfatare tale falsa credenza, grazie alle
inconfutabili prove dell'esistenza di una cultura pacifica, senza
armi letali e senza fortificazioni: una società antichissima, i cui reperti di altissimo livello mostrano
quanto fossero fiorenti l'artigianato e
l'arte, tanto da far dichiarare ad un grande studioso, lo storico
dell’arte tedesco Sigfried Giedion,
che quella del periodo paleo e neolitico - che egli
definisce spaziale - è in assoluto una delle espressioni artistiche più
compiute mai realizzate, per bellezza, purezza e potenza.
GIMBUTAS
Ed è stata - non a caso - una donna, l'archeologa dott.ssa Màrija Gimbutas, sostenuta dalla ferrea fiducia nell'esistenza di una civiltà pacifica e matricentrata, a scoprirne le prove, con importanti ritrovamenti in tutta la Vecchia Europa – dopo anni di scavi, in cui ritrovava sempre armi e ancora armi … La studiosa di origine lituana ha scoperto nella Vecchia Europa un ordine sociale - in un periodo che va circa dal 6500 al 2500 a.C - in cui le donne, come capi-clan o regine-sacerdotesse, ricoprivano un ruolo dominante e godevano di una situazione privilegiata. Con la sua singolare assenza di immagini guerresche, di fortificazioni e di dominio maschile, l'arte di quel remoto tempo ci offre la realtà incontestabile che l'antica Europa e l'Anatolia, come la Creta minoica, erano una “Gilania”.
Il
termine è stato coniato dalla scrittrice
e ricercatrice Riane Eisler e
indica una struttura sociale caratterizzata
dall'uguaglianza dei due sessi: gy da gynecos, Donna e ania da
andros, Uomo, collegati da una L come legame tra le due parti
dell'umanità.
L' antica voce
La
rivoluzionaria scoperta di Gimbutas
sembra incoraggiarci a recuperare l'antica
voce delle antenate, ed
insieme l'energia e l'autorevolezza di quel principio femminile
originario, dal cui forzato appannamento e declino sono derivate tante
sofferenze per tutta
l'umanità: a causa di quella
mancanza, per gli stessi uomini
molto è andato perduto della bellezza e della pienezza del vivere … Come si può
infatti essere felici nel disequilibrio tra le due
componenti dell'umanità? Come parlare di benessere e di civiltà quando prevale l' imparità tra gli esseri; se una delle due metà del cielo - la
parte femminile, madri, mogli, figlie,
sorelle etc. - viene svalutata?
Perchè - per tanti secoli e millenni- è questo che è accaduto.
Fortunatamente,
una diversa coscienza si è venuta man mano attivando e oggi un crescente numero di persone
comprende l'importanza del ripristino
di quel valore, in tutta la sua verità: senza equivoci e con chiara
visione.
Chiarimenti
Prima di parlare del monumento ad esso dedicato, val la pena
attivare una riflessione per comprendere che cos'è l'autentico
principio femminile – onde evitare ogni possibile fraintendimento con quelle caratteristiche storicamente
attribuite ad esso
Queste ultime in
realtà sono solo state le “armi
improprie” con cui le donne si sono
difese, hanno cercato di sopravvivere o di avere un posto nelle società escludenti di tutti i tempi storici –
salvo poi in molti casi adeguarsi a
quella modalità, diventando complici del
patriarcato, con l'accondiscendenza, la compiacenza, il compromesso, la
sete di potere invece che di servizio all'umanità.
Il
PFO, PRINCIPIO FEMMINILE ORIGINARIO
L’autentico principio femminile non ha nulla a che vedere con
quelle modalità: esso riguarda tutto
ciò che onora la vita, l'Autenticità, la
Dignità, la Libertà, la Responsabilità: un
bene comune fondamentale, indispensabile per l'evoluzione umana.
La cosa più stupefacente, è che il PFO non è
un'attribuzione di genere: benché
attenga per sua stessa natura
alla donna - nella sua qualità di mettere al mondo e nutrire delle creature,
in un atto di alto servizio all'umanità tutta
- il PFO non è né attribuzione esclusiva, né proprietà del genere femminile.
Il PFO è un valore universale, che va condiviso con ciascun essere umano; anzi necessita di essere riconosciuto, assimilato, direi “adottato”, dal maschile, quello che riconosce la modalità patriarcale come inutile e distruttiva e se ne allontana: l'uomo nuovo, consapevole, aperto, vitale...
Il motivo è semplice: solo così i valori di cui il PFO è
portatore, hanno la possibilità di crescere e di affermarsi, non
solo per il bene delle donne, ma di tutti gli esseri e del pianeta che ci ospita.
Questo bene, questa crescita
materiale e spirituale, questo balzo evolutivo - quella che noi possiamo
chiamare la nuova terra, la nuova umanità - si realizza solo con questa complicità, solidarietà e compartecipazione.
Il rischio per l'umanità consiste
proprio nello sviluppo cosciente unilaterale patriarcale dello spirito
maschile, non più equilibrato dal mondo “matriarcale” della psiche... L'uomo occidentale deve assolutamente pervenire ad una
sintesi nella quale venga compreso in modo
fecondo il mondo femminile...
Solo lo sviluppo integrale del singolo
renderà possibile una vita feconda della comunità.
La ritrovata consapevolezza delle donne
Anche le donne devono riappropriarci del PFO, ma solo dopo averne compreso appieno la reale natura, perché non è dato per scontato che ne abbiamo vera consapevolezza. Per tutte sarà estremamente liberatorio scrollarsi di dosso le pesanti corazze - travestite da veli leggeri e velluti variopinti - che abbiamo dovuto indossare per millenni; le strutture instabili e pericolose, gli schermi e gli schemi giocoforza adottati – e che ci sono costati molto cari, la rinuncia alla nostra autenticità...
Ma con la nuova coscienza dell'importanza, della bellezza e del
fulgore di quel valore ormai ri-conosciuto e ri-attivato, e con la sua
condivisione, non ci sarà più bisogno di
finzioni o tattiche, né di porsi in antitesi con le altre donne, di considerarle
delle concorrenti o delle nemiche – come accadeva in un non lontano passato.
Di fronte alla profonda crisi che la società odierna vive, una crisi così estesa in tutti gli ambiti socio - politico- culturali - economici a livello mondiale,
è
auspicabile - anzi è certo - che venga
accolta volentieri una tale nuova visione, strettamente
collegata con la pace, l'armonia, il rispetto
di ciascun individuo, al di là
del genere, della razza, dello stato sociale, economico e
culturale.
È quanto si augurava anche il prof. Joseph
Campbell, studioso dei miti e dei simboli dell'antichità.
È impossibile non avvertire l'evidente rilevanza del bisogno universalmente riconosciuto nel
nostro tempo di una generale trasformazione
delle coscienze. Il messaggio è che si apra un'effettiva epoca di
armonia e di pace in consonanza con le energie creative della natura, come nel
periodo preistorico di oltre 4000 anni
che ha preceduto i 5000 di quello che James Joyce ha definito un incubo - di
contese determinate da interessi tribali e nazionali - da cui è sicuramente
giunta l'ora che questo pianeta pianeta si desti. dalla prefazione al libro di Marija Gimbutas The
Language of the Goddess, Harper & Row,1989)
La voce delle antenate
Se
attiviamo quella conoscenza che è anche apertura del
cuore, è in quel momento che iniziamo a percepire la voce stessa delle antenate, che ci
chiamano dalle epoche passate,
chiedendoci di non essere dimenticate,
di non rimanere inghiottite nel silenzio dei millenni, di essere
riconosciute e onorate.
Da tempo
ho ascoltato quella richiesta,
chiedendomi come potessi onorare al
meglio il principio femminile che le donne ignote avevano incarnato.
Ascoltare
quella voce - le innumeri voci - comporta un'immediata visione delle donne di tutte le epoche, di tutte le
età, condizioni sociali, di ogni provenienza, cultura, aspetto fisico e
carattere.
Delle donne
più semplici, quelle senza
specificità, importanti già nel loro essere generatrici
dei figli dell'umanità, da esse
dati alla luce anche a costo della
salute, spessissimo della
stessa vita.
Ascoltare quella voce
significa visualizzare innanzitutto le donne che nei secoli hanno
svolto il compito generativo, generazione dopo generazione, e riconoscere quanto essenziale sia stato per il prosieguo dell'umanità.
Significa riconoscere l'importanza della
cura, delle relazioni, del sostegno che
le donne hanno offerto ai loro uomini, ai figli, alla famiglia, al gruppo
sociale, e non dare per scontata la dedizione verso i più deboli, i malati, i
vecchi, gli emarginati...
Osservarne il silenzioso, sotterraneo lavoro, sentire
la sofferenza della mancata valutazione.
Ascoltare quella voce significa onorare
quelle donne che - pur
avendone le qualità - non hanno potuto
esprimersi, per l'ignoranza e il pregiudizio del loro tempo; quelle cui è stato
impedito di avere istruzione, indipendenza, lavoro, di crescere secondo
le loro potenzialità, anche
quando erano consapevoli di ciò e e
provviste di talento: e spesso tocca parlare ancora al presente.
Quelle che nonostante le loro doti
straordinarie non sono state
sostenute, lasciando che la creatività si inaridisse. Quelle che proprio per le loro doti straordinarie hanno subito l'ostracismo dei loro
contemporanei e quelle ancor più sfortunate che sono state demonizzate
e distrutte.
Le donne che
nonostante le inimmaginabili opposizioni
e difficoltà, hanno perseverato
nell'esprimersi nei vari campi, riuscendovi, seppure in parte e con enormi sacrifici. Le donne che
hanno avuto il coraggio di andare
controcorrente, le ardimentose che sono riuscite a intuire, preparare e proporre i cambiamenti di cui noi oggi usufruiamo. Le
donne che con fatica e
determinazione sono riuscite a
realizzarsi nella dignità e senza compromessi
nei diversi campi che prima erano
loro preclusi, diventando delle antesignane.
A tutte le donne che ancora oggi non chiedono favori ma il
rispetto dei loro diritti. A
tutte loro ho pensato nel progettare il Monumento
alla donna ignota.
Realizzazione del Monumento
Contemporaneamente
alla realizzazione della ricerca, a lungo
sono andata in esplorazione
esterna e interiore per cercare - da artista visiva - un'immagine efficace, non convenzionale, non figurativa
per il monumento e il Memoriale.
Sono
stata ispirata in questo dalla potenza degli archetipi, da quei codici fondamentali, immagini primordiali, astratte, con cui si esplicitavano dei concetti
di grande complessità. Mi sono dedicata quindi alla creazione di forme
geometriche, che richiamassero o evocassero quei simboli originari,
ritenendo che la forza significante
dell’astrazione e la sintesi incarnata
dai simboli potesse comunicare pienamente l'intenso significato del Principio Femminile
Originario.
I NOMI
Sono stati progettati più modelli, in diversi
materiali, pietra, marmo, bronzo, acciaio
.. Ciascun modello è oggetto di una specifica relazione descrittiva
Ciò che hanno
in comune, sono I NOMI. Innumerevoli nomi di donne,
nelle diverse lingue delle tante
nazioni, di tutti i tempi,
incisi, dipinti o scolpiti secondo un'onda ideale che crea a sua
volta una forma significante e significativa.
La scelta del materiale e le dimensioni dipendono dall'enfasi che si vuol dare al monumento. Può essere
realizzata una scultura o un memoriale.
La scelta del materiale e le dimensioni dipendono dal
luogo in cui l'Opera è installata, in
certi casi è la struttura stessa luogo a
suggerire il materiale più adatto.
Nella sua versione di Memoriale, la maggiore dimensione abbraccia il luogo stesso, in una
feconda interazione con l'ambiente urbano o natrurale, condizionando
architettonicamente la struttura in cui viene collocato, o adeguandosi alla conformazione del luogo e alle sue caratteristiche.
Il maggiore
respiro dell'opera come Memoriale - ad esempio in una piazza - ne
permette l' espansione con interventi anche a livello di pavimentazione.
In caso di allocazione nei pressi di una fonte
d'acqua, si aggiunge la possibilità
dell'effetto di rispecchiamento del monumento e dei nomi, che rappresenterebbe metaforicamente un risarcimento per il mancato riconoscimento del femminile nella
storia: proprio ciò che ora è il momento di attuare., ma solo con il sostegno
delle donne e quello dei più illuminati amministratori istituzionali.
I valori della vita, della cura, del nutrimento,
la Responsabilità, la Condivisione, la costruzione della Pace,
l'Integrità, il Coraggio, il fiorire
dell'Amicizia,
il Sostegno, la
Fiducia, l'Autenticità,
la Coscienza,
l'Armonia, l'Espansione,
la Verità, la Libertà, la Creatività,
il Rispetto per tutti gli esseri e per
la natura
figli del principio femminile originario,
condivisi e
praticati da uomini e donne di buona
volontà,
sono i valori
della nuova terra
i semi della nuova umanità …
Teri Volini
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