Costituzione e libertà di espressione
J'ACCUSE!
ASSANGE, UN PRECEDENTE MOLTO PERICOLOSO
di Teri Volini
Nel 1898, in Francia, Emile Zola scrisse J’accuse…! lettera aperta in cui denunciava l’ingiusta condanna all’ergastolo per spionaggio dell’ufficiale Alfred Dreyfus.
Tale coraggiosa presa di posizione simboleggia il dovere di battersi contro gli errori giudiziari e di mettere i potenti di fronte alle loro responsabilità.
La mia prima
“cartolina” del 2021, pubblicata su Facebook, auspicante il ripristino della Verità
al posto dell’imperante menzogna, è stata seguita da un evento positivo
al
riguardo, il blocco della temuta estradizione negli Stati Uniti di Julien Assange. fondatore di Wikileaks: lo ha
stabilito la giudice del tribunale di Londra, Vanessa Baraitser, segnalando il
rischio di suicidio di Assange per le pessime condizioni di salute fisica e
psichica. L'estradizione sarebbe stata deleteria per lui, segregato in condizioni estreme in una
delle carceri inglesi più severe, Belmarsh di alta sicurezza, trattato peggio di
un terrorista o di un serial killer.
Precedentemente, era stato due anni agli arresti domiciliari e sette nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, in asilo politico, e anche allora ne erano stati violati i più essenziali diritti, come l’assenza di controllo negli incontri coi suoi legali. restrizioni nell’accesso all’assistenza legale e alle cure mediche, imposizione di sorveglianza invasiva ai giornalisti che si recavano a visitarlo, la privazione dell’esercizio fisico e della luce solare.
Nell’aprile 2019, il governo Moreno ha permesso alla polizia britannica di entrare nell’ambasciata per arrestarlo. Da allora, è stato in regime di isolamento per 23 ore al giorno e “fortemente sedato”. Le sue condizioni sono diventate insostenibili, nelle foto appare un vecchio malandato.
Il ruolo dei mass media in una società democratica
Assange ha dato un
contributo straordinario alla trasparenza dell’informazione, richiamando i
governi alle loro responsabilità. I War Diaries hanno
provato che il governo statunitense ha mentito sulle proprie attività in Afghanistan e
Iraq, cosa che del resto accadde durante la guerra in Vietman, come è stato
ampiamente provato dopo oltre 50 anni.
L’accusa
di spionaggio contro chi pubblichi
documenti forniti da whistleblower (chi
segnala illeciti) è molto grave e dovrebbe inquietare editori e giornalisti. La
persecuzione “ legale” contro Assange è un precedente
letale per i mezzi d’informazione e la libertà di stampa: crimini di
guerra e casi di tortura devono poter essere rivelati senza il rischio di
finire in prigione: è questo il ruolo
dei mass media in una democrazia.
L’utilizzo,
da parte dei governi, di leggi che perseguono quelle informazioni definendole spionaggio, privano i giornalisti della fondamentale
giustificazione di agire nel pubblico
interesse.
Ma
ciò non è previsto dalle leggi contro lo spionaggio, e, se
istradato negli Stati Uniti, Assange avrebbe dovuto far fronte a 17 capi di
imputazione in base a una legge riesumata, vecchia più di cento anni, l’Espionage Act. Come in altri simili casi (Snowden, Manning e Winner..) grazie alle campagne diffamatorie, si
sono diffuse informazioni errate sui media e ciò si è tradotto in minore attenzione
e insufficiente indignazione dell’opinione pubblica mondiale...
Ciononostante,
la sua famiglia, attivisti,
seguaci e un nugolo irriducibile di vip e artisti londinesi, attivatisi per la
sua liberazione (Brian Eno, Vivienne Westwood, Jeremy Corbyn, Roger Waters...). non hanno abbandonato Assange, e l’estrema massima degradazione della giustizia è stata
evitata.
I posteri avranno di che parlare.
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