Nel giugno del 1857, guidati da Carlo Pisacane, 300 giovani facevano un disperato tentativo di cambiare la storia e contemporaneamente le sorti di una terra sottomessa da troppo tempo al giogo dei Borboni e dei proprietari terrieri. La spedizione ebbe uno sventurato epilogo: i poveretti furono massacrati o imprigionati dai Borboni, anche grazie alla falsa informazione data ai contadini del luogo, che si sarebbero trovati ad affrontare dei galeotti fuggiti dalle carceri della vicina Ponza, e che quindi parteciparono alla mattanza.
La
contadinotta di Sapri - reale o
nata dalla fantasia di un poeta, non ha importanza - si adoprava in quel giorno di giugno a
raccattare le spighe rimaste nel campo dove era da poco stato mietuto il
grano, nella speranza di riuscire con
quelle a recuperare il necessario ad
impastare qualche pagnotta.
Si
era davanti al mare, nelle campagne di
Sapri, in quella striscia di territorio sul mare Tirreno oggi in Campania e non lontano dalla terra di
Basilicata: la giovane assistette allo
sbarco e ne fu tanto colpita da voler partecipare alla spedizione, seguendo i
rivoluzionari, fino ad assistere alla
loro tragica fine...
Nell’intento di
commemorare l’Evento, il comune di Sapri
commissiona una statua bronzea, dedicata appunto alla “Spigolatrice”, già celebrata nella celeberrima poesia di Luigi
Mercantini, cantore del Risorgimento italiano.
La statua viene
presentata al pubblico e ai politici invitati il 27 settembre 2021, suscitando
molte polemiche. Esiste in effetti una discrepanza sostanziale tra la statua e la corrispondenza all'intento per cui è
stata realizzata. Non è in gioco la
valutazione formale, ma l'inadeguatezza
della rappresentazione della “Spigolatrice”,
che risulta esponenzialmente antitetica rispetto al proposito che ne era alla base: onorare la giovane contadina del luogo, suo malgrado diventata un'eroina nel suo spontaneo
seguire i rivoltosi, e al contempo, rievocare l’Evento storico
stesso e i suoi eroici protagonisti.
L'opera avrebbe
dovuto cogliere e manifestare la
fierezza della giovane, e insieme il
dolore per aver vissuto la tragica vicenda, forsanche la perdita di un amore: ma, guardando il bronzo, ci si chiede quale attinenza esista, in quella immagine stereotipata che vediamo, con la celebrazione del coraggio, con le
speranze intraviste da una contadina
folgorata dall’eroico tentativo dei 300 giovani, che nella sua ignoranza
innocente aveva creduto nella possibilità
di un cambiamento anche per lei, cosi povera da dover raccattare le
spighe di grano rimaste nel campo del proprietario dopo la mietitura...
Sarebbe stato prioritario onorare
nell’immagine le aspettative nate in quel momento, il superamento della sua
timidezza nell’impulso di seguire il giovane biondo di cui forse si era
innamorata, e il dolore che dovette subire assistendo al fallimento dell’impresa...
Una stonatura
immotivata
In questa ottica, la bellezza formale era un
optional: certo è che non
era il caso trasbordasse in un’esposizione totalmente out of limits,
irrispettosa della persona cui era progettualmente diretta, la giovane
spigolatrice, arrivando a mostrare un’immagine mercificatrice come mostra lo
sfacciato atteggiamento da Pin Up, non privo di ammiccamento,
ma altrettanto privo di ogni nesso in merito
al fine nobile dell’opera.
È evidente che sia stata data priorità a un’esteriorità
non richiesta né motivata, nella quale è prevalso l’uso strumentale del corpo
fisico: quasi una celebrazione post litteram dei paradigmi
berlusconiani, di non lontana memoria e di ventennale corruttività, i cui parametri di forzato bell’ aspetto,
compiacenza, velinismo, idealizzazione
della donna - escort come modello di femminilità, hanno rappresentato a lungo un esempio drammaticamente farsesco.
La piccola spigolatrice, che chiameremo Maria Carmela – lei che
aveva seguito i 300 giovani eroi con purezza di spirito e idealismo inattaccabile; lei così pudica, che, asciugandosi il sudore dalla fronte, arrossiva se doveva
alzare troppo la gonna sopra le ginocchia per non far cadere le spighe
raccattate a fatica – non solo non avrebbe apprezzato affatto la statua, ma si sarebbe fortemente e giustificatamente risentita
nel vedersi alterata in quella
donna così somigliante alle signorine discinte, che in una rara sera di uscita in paese, aveva
intravisto passeggiare in una stradina
lungo il mare, e le era stato detto che
erano delle adescatrici, e si vendevano sessualmente agli uomini.
Proposte
in par condicio
La statua, realizzata in bronzo, di
sicuro effetto seduttivo, è l’esatta raffigurazione di una moderna escort, compiaciuta di sé e del suo sex appeal già nell'esplicito atteggiamento
del viso e dello sguardo, di una sfrontatezza
degna della miglior lucciola urbana; a ciò si aggiunge l'effetto bagnato della
veste, che mette fuori
luogo in evidenza le forme con particolare attenzione al fondoschiena ... Povera Maria Carmela!
A quel punto, per par condicio, le si dovrebbe affiancare un’altra statua, stavolta al
maschile, realizzata però con lo stesso stile: un Pisacane, biondo e selvaggio,
capelli e camicia al vento, e lo stesso effetto bagnato sui vestiti, pantaloni
compresi, ad evidenziare, invece che il suo intento ideale e l’eroico
sacrificio, la prestanza del suo fisico,
sedere compreso.
Teri Volini
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