lunedì 26 dicembre 2022

Archeo trekking d’autunno a Croccia Cognato. Alla scoperta dei segreti ancestrali del nostro territorio, articolo di Teri Volini su Lucano magazine, dicembre '22






    

Nota: I testi sono libere estrapolazioni dal saggio  di Teri Volini, Glifi, una ricerca mitoarcheologica in Basilicata, Hermaion  

Foto: Teri Volini,  Carmela Santangelo,   Michele Degrazia, Donato Grippo, Antonio Bruscella, Antonio Onorato, Nietta Lisco




Archeo trekking d'autunno a  Croccia Cognato

               alla  scoperta dei segreti ancestrali del nostro territorio


di Teri Volini

 

 I materiali archeologici non sono muti... Essi parlano un loro speciale linguaggio e  rappresentano un’opportunità  per rivelarci  la spiritualità  dei nostri avi e delle nostre ave, che vissero in comunità pacifiche e creative per migliaia di anni, prima dell’arrivo degli indo-europei e della guerra...

                                                                                Marija A.Gimbutas    
                                                                                        

 


 


C’è un luogo in Basilicata, l’antica Lucania, dove il mistero delle nostre antichissime origini sembra far capolino attraverso strani segni su pietra. Ora con “semplici” linee, ora con incisioni puntiformi, emergono davanti ai nostri occhi, delle figure geometriche di non grandi dimensioni: i Glifi

 

Si tratta in prevalenza di triangoli, con la punta in su o rovesciati: simbolo tra i più antichi, presente già 500.000 anni fa (Gimbutas, datazione per associazione con gli utensili, ma ci sono anche:

 


Il cerchio puntinato, una sorta di buon augurio e di benedizione per il sito ed i suoi abitanti, posto apotropaicamente all’ingresso dell’Acropolis,   composto da punti equidistanti dal centro, ad indicare espansione, crescita...
 

La croce a braccia uguali, immagine ancestrale, simbolo cosmico per eccellenza;  simile alla  croce solare che rappresentava l’eterno divenire, quando ancora non era in auge il tempo lineare ma quello ciclico, determinato dal susseguirsi delle stagioni nell’anno;
 

Il rombo, o losanga,  portatrice di un archetipo estremamente ricco, essendo una delle primarie rappresentazioni dell’unità,  forma stessa della Mater primigenia, sia fisica che metaforica; per analogia,  anche  Ventre della Terra, riportandoci alla Grotta, alla Caverna Primordiale;

La  doppia X, che non solo designa il femminile, ma l’origine stessa della vita,
e, per finire,

una sorta di H, il simbolo archetipo oggi quasi scomparso dalle pietre, e il più difficile da decifrare...   
   

 

e e

 

Ciò si rileva dall’osservazione delle massicce pietre che formano ciò che resta delle mura “ciclopiche” o “pelasgiche” dell’Acropolis di Croccia,  Parco di Gallipoli Cognato,  Piccole Dolomiti Lucane, nel comprensorio dei paesi di Accettura, Castelmezzano, Pietrapertosa, Oliveto Lucano, Garaguso: a meno che  auspicabili scavi successivi non rivelino altro, in strati più  profondi...
 

Meriterebbe una maggiore attenzione di quella attuale il sito archeologico, sconosciuto anche a molti  lucani, e la causa  è  da ricercarsi nell’ignoramento della sua  più peculiare caratte- ristica, i Simboli archetipi (Glifi) incisi sulle antiche mura dell’Acropolis, ed all’assenza di studi specifici su di essi e sul loro significato.



 I simboli, disegnati o incisi su rocce e nelle caverne, tessuti su
 tappeti e arazzi, dipinti su vasi e oggetti sacri o d'uso comune, sono il mezzo con cui ci sono giunte, dalle epoche profonde, informazioni sul modo di vivere e di pensare dei nostri antenati e delle nostre antenate.

 

Nessuno si era mai chiesto se ci fosse un codice nascosto dietro quelle forme geometriche così nette, né si era interrogato su quale potesse esserne il significato, né aveva pensato di realizzare uno studio per spezzare quell’apparente imperscrutabilità, né tantomeno azzardato un’interpretazione. Si era così rischiato di sprecare tutta la ricchezza e la mole di significati di cui sono portatori i Glifi, sia dal punto di vista conoscitivo tout court, che nella loro funzione di stimoli per una riflessione feconda e per scoperte pressoché inesauribili.

Con un notevole impegno pluriennale  mi sono fatta traduttrice, nel senso più esaustivo del termine, trasportare – da un mondo finora ignoto, in cui erano imbozzolati – dei messaggi unici; riportarli alla luce, permettendone  la comprensione, per attivare  il ricordo di quelle realtà ancestrali: al ritrovamento dei simboli era seguita nel tempo una puntuale ricerca differenziata, culminata nella loro inedita decifrazione, resa possibile dalla mia qualifica di  linguista e risemantizzatrice, e dai suggerimenti metodologici di Marija Gimbutas, mia trentennale maestra di elezione”.

 

Archeo trekking                                                                         

Allo studio pluriennale dei simboli,   è seguita la pubblicazione del saggio dedicato, Glifi,  una ricerca mitoarcheologica in Basilicata, e la sua presentazione  in settembre a Potenza, nel corso delle Giornate Europee del Patrimonio del MiC.  A seguire,  in ottobre, lo speciale archeo trekking in oggetto,  nel corso del quale i partecipanti sono stati guidati al riconoscimento e alla comprensione di alcuni dei Glifi     presenti sulle antiche pietre di Croccia Cognato...  

                                         


 

Un osservatorio astronomico ancestrale,   le Petre de la Mola


Una splendida giornata d'autunno ha favorito l'esperienza di una inusuale “esplorazione”,  ad iniziare   da   una  silenziosa salita tra ciclamini, monete di papa  e altre erbe, nel magico silenzio dei magnifici boschi che caratterizzano il luogo.

 


Al termine del sentiero in salita, a circa 200 metri dall’ingresso del sito archeologico,  i partecipanti al trekking hanno potuto osservare un grande megalite, le Petre de la Mola, vero e proprio osservatorio/calendario astronomico preistorico, che mostra un eccezionale allineamento con il Sole al mezzogiorno e al tramonto del solstizio d’inverno.
 
 
 
Di grande attrattiva per gli appassionati e gli esperti, ma anche per la gente comune, che vi si reca il 21 dicembre per osservare il fenomeno, la presenza del Megalite rafforza  l’ipotesi di un Tempio ancestrale, dedicato alla celebrazione del Sole nel luogo della sua “rinascita” solstiziale: sappiamo che le antiche genti consacravano e onoravano con rituali di rigenerazione e di guarigione l’eterno ciclo vita/ morte/rinascita, in coincidenza con i tempi della natura.
 
A supporto ulteriore di lontane, quanto perduranti, reminiscenze sull’importanza e sacralità del luogo, esistono le testimonianze di anziani abitanti di Oliveto Lucano sull’uso di portar via da Croccia una pietra, come oggetto benefico e garanzia apotropaica.
Che il luogo tutto fosse dedicato al culto, era stata l’ipotesi avanzata già  dall'archeologo seguìto al primo  scopritore delle mura, Michele Lacava: si tratta di Vittorio Di Cicco, conduttore di cinque campagne di scavo tra il 1896 e il 1919, che tuttavia non aveva potuto confermare l'ipotesi stessa per mancanza di dati, reperti o confronti con siti similari: non c'erano ancora a quel tempo ricerche  e metodologie avanzate, come quella di Gimbutas, con cui rapportarsi.



Ridefinizione della datazione e della destinazione

I glifi sono preziosi anche  per ridefinire la datazione del sito, di cui  esistono delle ipotesi ufficiali viziate da una prospettiva “storica” stereotipata: definendo il luogo “postazione fortificata”, si aderisce all’usuale visione bellica; in linea con i nostri 5000 anni storici, caratterizzati da quello che James Joyce definì “un incubo” di lotte tribali, guerre e violenza, si trasferisce tale visione anche alla preistoria, invece di ipotizzarne una diversa, non ancora contaminata dalla guerra, che non era  usuale nei tempi più ancestrali, come ha dimostrato Marija  Gimbutas con i suoi inequivocabili ritrovamenti archeologici in tutta la Vecchia Europa, comprovanti l'esistenza di antichissime società civili, perdurate migliaia di anni, operose, pacifiche e creative, ben prima dei tempi storici.
Una scoperta rivoluzionaria, sebbene non abbastanza  nota ed evidenziata, se non da grandi anime che apprezzano quei valori, e da grandi studiosi:   non per niente Joseph Campbell e Ashley Montagu ritennero paragonabile il contributo all’archeologia di Marija Gimbutas  alla Stele di Rosetta e alla decifrazione dei geroglifici egizi...


Destinazione  aggiornata

Il sito fu usato sì come postazione fortificata, ma solo nel IV sec avanti Cristo dagli Osco Sanniti, poi da Alessandro il Molosso, nipote di Alessandro Magno. Ciò non significa che fossero state questi a tirar su le mura, ma solo che le utilizzarono per un certo tempo... L’insediamento venne abbandonato all’inizio del III sec. avanti Cristo per la pressione romana e l’area non venne più frequentata fino ai nostri giorni. Tracce della probabile sua prima costruzione, sono riportabili al Mesolitico (età della pietra di mezzo, 14000-10000 anni fa).

Dai raffronti con le ricerche di Gimbutas, si può ipotizzare una diversa destinazione del sito;  che quelle popolazioni non fossero ancora state prese dalla febbre della guerra, e che, di conseguenza, i grandi massi potessero essere stati posizionati a scopi non esclusivamente bellici o difensivi, ma cultuali, funerari, astronomici, astrologici, al pari di tanti altri siti nel mondo, tra cui Stonehenge e Avebury, in Inghilterra, Newgrange in Irlanda, le 600 gigantesche pietre statuarie di Rapa Nui (Isola di Pasqua), etc. 


Ager cuneatus, un luogo sacro

L’Acropolis di Croccia  si trova in un Ager Cuneatus, o campo a forma di cuneo, ossia a triangolo, oggi poco rilevabile per il proliferare della vegetazione.   L’ipotesi che fosse un luogo sacro, un tempio dedicato alla divinità Madre, è avvalorata dal raffronto con altri templi della stessa forma, con riferimento ai ritrovamenti di Gimbutas in alcuni siti della Vecchia Europa come Lepensky Vir  in ex-Jugoslavia, regione delle Porte di Ferro, Belgrado, Serbia,  9000-8000 anni fa,  costruito con grossi blocchi di pietra triangolare e con molti elementi a triangolo. Hanno pianta triangolare anche le tombe a cortile irlandesi,  e  numerose altre sono costruite con pietre  in Bretagna e Irlanda.


 In perlustrazione: trascuratezza e degrado delle antiche pietre

                                                                             1997  




2022



L’archeo trekking ha  offerto ai partecipanti (la possibilità di usufruire, “in diretta”,   di indicazioni preziose sul significato e  il valore di quei simboli,  accompagnati da una speciale perlustrazione  lungo le mura dell’Acropolis,  dalla quale  è  risultato che alcuni di quei segni non si notavano  più, essendo come  scomparsi,  “inghiottiti” dalla crescita esponenziale di muschi,  ruggine  e licheni. 
La constatazione della progressiva invasività della copertura è stata confermata dal confronto con  foto  scattate in precedenza... Ciò comporta da un lato  il riconoscimento del lavoro testimoniale da me compiuto, dall’altro  il  forte rammarico per la scarsa attenzione odierna verso quelle pietre ancestrali,  testimonianza  dei nostri antenati e delle nostre ave,  e sottolinea   l’ urgenza di un pronto,  accurato restauro, affinché la situazione non peggiori, e ne possa invece  fruire un pubblico non solo locale ma internazionale.

        Teri Volini


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

        

 


venerdì 28 ottobre 2022

Anna Mollica, articolo su Il LUCANO magazine, dicembre 2022

 

Anna Mollica’s  review for Teri Volini's   Glifi  sept. 22

Journalist Anna Mollica,  in one of her recent reviews, writes that  "a research can have several approaches: Glyphs, published by Hermaion, is the essay that tries to make synthesis between disciplines, in order to explain the meaning of evidences that have come down to us from distant epochs

Written by Lucanian Teri Volini, artist, performer, linguist, mythoarchaeologist, poet... the book reports on the more than 20 years study she conducted in Croccia locality, in the park of Gallipoli Cognato, the green lung of Basilicata, between the provinces of Potenza and Matera.

A place with a special charm that the scholar has investigated for many years, attracted by the mysterious signs engraved on the large rocks there.
These are ancient geometric figures that resisted to the passage of time, which -though barely readable - did not escape the author's attentive eye, which wanted to learn more.

Discovered in the second half of the nineteenth century by Michele Lacava and later expande, with five excavation campaigns, by Vittorio De Cicco, the site stands 1150 meters above sea level, and was described as a fortified city of the fourth century before Christ.

The conclusion did not satisfy the researcher, who set aside the official version and went on an investigative path, based on comparative and multidisciplinary methods...

By comparing similarities with different places, cultures and eras, and drawing on the support of ethnological, archaeological, artistic, historical, anthropological, psychological and philological studies, Professor Volini redrew the temporal and substantive margins of this site in her opinion that appeared millennia earlier and with a different intent.

Her investigations lead to a peaceful civilization, totally ingrained with what was around it, to which it attributed sacredness. A people who understood the vital symbiosis with nature and the necessary peaceful coexistence ...

The Absence of barriers between people and other living beings was the basis of this prehistoric civilization subjugated to a sense of the Sacred of which women were the highest expressions: hence the so-called matrist societies that survived for centuries until another thought turned that whole world upside down, veering toward a masculinist conception of communities, generating new priorities new ideas and new needs not always consonant with the civil and harmonious progress of humanity.

The research thus starts from these simple signs (Glyphs precisely) to get to the point of explaining the deeper and more complex meaning of what are considered true "codes"

Having looked up  allowed the author to obtain that overview that avoids sectoralisms, that are not very exhaustive on the explanatory level...

A method that Teri borrowed from other national and international scholars, including above all Maria Gimbutas, considered her teacher of choice and to whom Potenza dedicated, on Volini's own initiative, a   Rotonda  in Via del Gallitello. on the 25th anniversary of the Lithuanian archaeologist and linguist's passing.

The highly colorful text is presented as an Art Book,  thanks to the presence of more than 70 drawings and photographic elaborations made by the essayist author herself, and most of the photos.

 Anna Mollica, for Lucano magazine 



La giornalista Anna Mollica, in una sua recente recensione, scrive che  “una ricerca può avere diversi approcci: Glifi, edito da  Hermaion,  è il saggio che prova a fare sintesi tra discipline, al fine di spiegare il significato di evidenze giunte a noi da epoche lontane

Scritto dalla lucana Teri Volini, artista, performer, linguista, mitoarcheologa, poeta... il libro riporta lo studio ultraventennale  da lei condotto in località Croccia,  nel parco di Gallipoli Cognato, polmone verde della Basilicata,  fra le province di Potenza e Matera.

Un luogo dal fascino particolare che la studiosa ha  indagato per anni, attratta dai misteriosi segni incisi sulle grandi rocce lì presenti. Si tratta di figure geometriche antiche, resistite all'incedere del tempo che - benché poco leggibili- non sono sfuggite all'occhio attento dell'autrice, che ha voluto saperne di più.

Scoperto nella seconda metà dell'Ottocento da Michele Lacava e di seguito ampliato, con cinque campagne di scavo, da Vittorio De Cicco, il sito si erge su 1150 metri slm, ed era descritto  come  città fortificata del IV secolo avanti Cristo.
La conclusione non ha soddisfatto la ricercatrice, che accantonando la versione ufficiale si è  inoltrata in un cammino investigativo basato su metodi comparativi e multidisciplinari... Raffrontando analogie con luoghi, culture ed epoche diverse, e avvalendosi del supporto di studi etnologici, archeologici, artistici, storici, antropologici, psicologici e filologici, la professoressa Volini ha ridisegnato i margini temporali e sostanziali di questo sito a suo avviso comparso millenni prima e con un diverso intento.

Le sue indagini conducono a una civiltà pacifica, totalmente connaturata con quanto le stava intorno, a cui aveva attribuito sacralità. Una popolazione che  aveva compreso la vitale simbiosi con la natura e la necessaria coesistenza pacifica ...
L’Assenza di barriere fra persone e altri esseri viventi era alla base di questa civiltà preistorica assoggettata a un senso del Sacro di cui le donne erano le massime espressioni: da qui le cosiddette società matriste sopravvissute per secoli fino a quando un pensiero altro capovolse tutto quel mondo, virando verso una concezione maschilista delle comunità, generando nuove priorità nuove idee e nuovi bisogni non sempre consoni al progresso civile ed armonico dell'umanità.

La ricerca parte dunque da questi semplici segni (Glifi appunto) per arrivare a spiegare il senso più profondo e complesso di quelli che vengono considerati veri e propri “codici”

Aver alzato lo sguardo ha permesso all'autrice di ottenere quella visione d'insieme che evita settorialismi poco esaudienti sul piano esplicativo...
Un metodo che Teri ha mutuato da altri studiosi nazionali e internazionali tra cui soprattutto Maria Gimbutas considerata sua maestra di elezione e a cui a Potenza ha dedicto, per iniziativa della stessa Volini, una rotonda in via del Gallitello nel XXV della scomparsa dell'archeologa e linguista lituana.

Il testo, molto colorato, si presenta come libro d'arte grazie alla presenza di oltre 70 disegni ed elaborazioni fotografiche realizzate dalla stessa autrice saggista, e  di gran parte delle foto.

 

Teri Volini: ATEMPORALITA E UNIVERSALITÀ dei simboli archetipi, LUCANO magazine, dicembre 2022

 






ATEMPORALITÀ E UNIVERSALITÀ

                                                   dei simboli archetipi

Lo studio ultraventennale dei simboli archetipi incisi sulle antiche pietre del sito lucano di Croccia Cognato, in Basilicata,  GLIFI, culminato nella inedita decifrazione degli stessi, non si limita  alla loro descrizione in ambito accademico tradizionale, ma si arricchisce della presenza di ampie “Finestre”. In esse  vengono sviluppate tematiche attinenti, in una panoramica interdisciplinare di ampio respiro, che arriva a comprende riti, miti, folklore  della Basilicata,   in  connessione con quelli di diversi altri luoghi del mondo, conducendoci  in un vero e proprio viaggio  nel tempo e nello spazio, che, dal nostro territorio,  ci porta in volo fino a scorgere   interessanti e inusuali collegamenti con le culture del vasto mondo.

Uno dei simboli  presenti sulle antiche mura dell’Acropolis di Croccia è la croce.

 
La Croce a braccia uguali

Due linee che s’incrociano ad angolo retto, dividendosi reciprocamente a metà: la croce a braccia uguali è una  immagine ancestrale, che ha conosciuto nel tempo molte e diverse declinazioni. Raffigurazioni a forma di croce erano diffuse fin dalle origini della presenza umana sulla terra. Simbolo cosmico per eccellenza, elemento di comunicazione fra Cielo e Terra; Centro del mondo, Asse Celeste, condivide i caratteri e le allegorie della Montagna e dell'Albero cosmico: l’Essere Umano universale, archetipico, capace d’infinita, armoniosa espansione, sia sul piano orizzontale che su quello verticale.

 

                                                  Australia aborigena

Una delle più antiche raffigurazioni di croce a braccia uguali si trova in Australia, nelle pitture rupestri aborigene, risalenti a ca. 40.000 anni fa. Al centro dell'Australia, nel deserto Simpson, si erge l’Uluru, una gigantesca cupola di roccia color ruggine, il monolite naturale più grande al mondo. Per i nativi, che già nel nome portano la loro origine ancestrale, è un luogo sacro, sede degli Spiriti del Tempo del Sogno, autori della creazione del mondo: esseri soprannaturali, per metà uomini e per metà animali. Attorno all’Uluru vi sono 12 grandi pitture rupestri e un centinaio di gruppi minori, specie in ripari sotto rocce e ingressi, e altre sui monti del Kata Tjuta: per gli aborigeni sono opera degli Spiriti del Sogno. Alcune vengono datate 2000-3000 a.f., ma se il primo popolamento di quella terra risale a oltre 40.000 anni, possono essere molto più antiche, come la raffigurazione di una croce a braccia uguali in una delle grotte rupestri.

                                                   Basilicata

Nel sito archeologico di Croccia Cognato, tra i simboli archetipi (Glifi) presenti sulle antiche pietre ciclopiche, risalenti presumibilmente  al 4 millennio a.C  , figura anche la croce a braccia uguali.  Poco visibile per il passare del tempo, la corrosione degli elementi atmosferici e l’invasione di muschi e licheni, è formata dall’intersezione di due linee delle stesse dimensioni, ad angolo retto,  caratteristiche che condivide con la croce celtica, quella templare e con la croce  irlandese di Birghit 

  

In Irlanda

La croce irlandese è fatta  tradizionalmente con dei giunchi, vimini, o della paglia,  intrecciati  dopo un ammollo in acqua per non spezzarsi, fino a  formare una croce. Una tradizione la collega alla ruota dell'anno, che coincide con i "cicli della natura", dove le quattro braccia raffigurano i quattro aspetti della dea ancestrale, la vergine, la madre, la strega e la vecchia saggia; essa viene  posta sulla porta per benedire tutte le persone che entrano o escono dalla stessa, e per proteggere la famiglia dagli spiriti e dalle energie malevoli.

La divinità irlandese Birghit, discendente diretta dell’ancestrale  Madre paleolitica, collegata a funzioni sacerdotali, magiche e di preveggenza, era celebrata come divinità primaverile della luce, del fuoco, del sapere, delle arti e della fertilità. Si  festeggiava a inizio febbraio: presso i popoli nordici (Irlandesi, Celti), Imbolc segnava l’inizio della nuova stagione, divenendo poi la Candelora... In seguito, l’antica dea fu sostituita dall’omonima santa, che porta gli stessi simboli, il fuoco e la croce ...


         Cornovaglia, Scozia, Galles e Bretagna

A delineare territori campestri, cittadini e monastici d’Irlanda grandi croci cerchiate in pietra, a braccia” arrotondate. Scolpite in arenaria, altre se ne trovano in Cornovaglia, Scozia, Galles e Bretagna: la più antica, rinvenuta in una grotta dei Pirenei francesi, risale a 10.000 anni fa.

  Anatolia

A Çatal Hüyük fu ritrovata una piccola scultura in calcare: una dea assisa in trono, con una croce a braccia uguali sulla veste; una croce quadrata decora le gambe di un’altra statuina
(entrambe ca. 6000/5500 a.C.).

 La Croce solare.                                                


La croce solare rappresentava l’eterno divenire, quando ancora non era in auge il tempo lineare ma quello ciclico, determinato dal susseguirsi delle stagioni nell’anno, come una ruota, un cerchio su cui segnare i quattro passaggi fondamentali del Sole, solstizi ed equinozi, così come si presentano realmente sull'ellisse che la Terra disegna intorno al Sole. Lo schema, antichissimo, era usato per indicare il corso del Sole e la devozione umana verso la sua imprescindibile presenza

 



Da “Glifi”, una ricerca mitoarcheologica in Basilica, Teri Volini, 2022

Disegni dell’autrice

mercoledì 4 maggio 2022

La mia Indignazione ( l'ipocrisia delle Androdonne )

 


In merito all'episodio del personaggio – peraltro rappresentante politico e medico -   che ha rivolto una inappropriata, spregevole battuta sessista a una sua “collega”, esso   è certamente esecrabile,  perché non fa che attestare  atteggiamenti e comportamenti tipici del sistema patriarcale, che invece di scomparire, sembra riconfermarsi ad ogni piè sospinto, nel piccolo e nel grande...

  ...   mi chiedo tuttavia  con quale coraggio - condito di una buona dose di  faccia tosta -  la commentatrice di questo post  SI ERGA A DIFENSORA  delle donne quando, per il  comportamento verso il suo stesso genere,  meriterebbe  la palma dell'ipocrisia e una  medaglia al merito in qualità di ANDRODONNA:  colei che  aderisce al peggio del maschile patriarcale,  non sostenendo ma al contrario invidiando, diminuendo e CERCANDO DI CANCELLARE IL VALORE DELLE SUE  “CONSORELLE” . Questo genere di donne è  un vero freno  al progresso delle donne stesse e  dell'umanità..





Androdonne:
 “epigoni del sistema maschilista, di questo sostenitrici e da quello portate avanti, con sostegni e posti di potere - seppure piccolo, seppure surrogato - che comunque spesso e volentieri usano contro le altre donne, specie quelle integre e di valore, quelle che restano al di fuori di quei sistemi.

L’aggravante è che ciò che quanto avveniva nei tempi storici per necessità, timore, bisogno, oggi accade per ambizione e simili, e che  l’appoggio delle donne al sistema patriarcale rappresenta una delle cause della persistenza del sistema stesso ed è d’impedimento alla crescita della società civile” ...
tratto dall’articolo su Talenti, sotto il link



In attinenza:

 

Articoli versus “Una pessima tradizione “contemporanea ormai consolidata in Basilicata”

TALENTI LUCANI, Passaggio a Sud - pubblicato 20 1 19 L’invisibilità imposta alle donne
dalle androdonne
 
https://www.talentilucani.it/contemporanea-linvisibilita-imposta-alle-donne-artiste-in-basilicata/


Nota fb Una Mostra “Contemporanea” tutta ottocentesca - Gennaio 2019 https://www.facebook.com/notes/teri-volini/una-mostracontemporanea-tutta-ottocentesca/10157115400134529/

UNA MOSTRA“CONTEMPORANEA” TUTTA OTTOCENTESCA – art. su GLB, in cartaceo
 gennaio 2019  

ANDRODONNE,  UN INTRALCIO ALL’EVOLUZIONE DELL’UMANITÀ, Articolo di Teri Volini su Il Lucano magazine maggio/giugno 2021   n.151- pagg. 28-31, cartaceo

  “CONTEMPORANEA” DISCRIMINAZIONE FEMMINILE NEL 3° MILLENNIO -

Articolo – ricerca di Teri Volini su Il Capricorno, in web

BASILICATA 24 - 11 – 1- 2019  LA MOSTRA SUGLI ARTISTI LUCANI CONTEMPORANEI CHE DISCRIMINA LE DONNE ARTISTE

SASSI LIVE -12-1 2019 La discriminazione al femminile

ONDA LUCANA: PROTESTA CIVILE COME ATTO DI CRESCITA SOCIALE - pubblicato 17- 1-19