venerdì 28 ottobre 2022

Anna Mollica, articolo su Il LUCANO magazine, dicembre 2022

 

Anna Mollica’s  review for Teri Volini's   Glifi  sept. 22

Journalist Anna Mollica,  in one of her recent reviews, writes that  "a research can have several approaches: Glyphs, published by Hermaion, is the essay that tries to make synthesis between disciplines, in order to explain the meaning of evidences that have come down to us from distant epochs

Written by Lucanian Teri Volini, artist, performer, linguist, mythoarchaeologist, poet... the book reports on the more than 20 years study she conducted in Croccia locality, in the park of Gallipoli Cognato, the green lung of Basilicata, between the provinces of Potenza and Matera.

A place with a special charm that the scholar has investigated for many years, attracted by the mysterious signs engraved on the large rocks there.
These are ancient geometric figures that resisted to the passage of time, which -though barely readable - did not escape the author's attentive eye, which wanted to learn more.

Discovered in the second half of the nineteenth century by Michele Lacava and later expande, with five excavation campaigns, by Vittorio De Cicco, the site stands 1150 meters above sea level, and was described as a fortified city of the fourth century before Christ.

The conclusion did not satisfy the researcher, who set aside the official version and went on an investigative path, based on comparative and multidisciplinary methods...

By comparing similarities with different places, cultures and eras, and drawing on the support of ethnological, archaeological, artistic, historical, anthropological, psychological and philological studies, Professor Volini redrew the temporal and substantive margins of this site in her opinion that appeared millennia earlier and with a different intent.

Her investigations lead to a peaceful civilization, totally ingrained with what was around it, to which it attributed sacredness. A people who understood the vital symbiosis with nature and the necessary peaceful coexistence ...

The Absence of barriers between people and other living beings was the basis of this prehistoric civilization subjugated to a sense of the Sacred of which women were the highest expressions: hence the so-called matrist societies that survived for centuries until another thought turned that whole world upside down, veering toward a masculinist conception of communities, generating new priorities new ideas and new needs not always consonant with the civil and harmonious progress of humanity.

The research thus starts from these simple signs (Glyphs precisely) to get to the point of explaining the deeper and more complex meaning of what are considered true "codes"

Having looked up  allowed the author to obtain that overview that avoids sectoralisms, that are not very exhaustive on the explanatory level...

A method that Teri borrowed from other national and international scholars, including above all Maria Gimbutas, considered her teacher of choice and to whom Potenza dedicated, on Volini's own initiative, a   Rotonda  in Via del Gallitello. on the 25th anniversary of the Lithuanian archaeologist and linguist's passing.

The highly colorful text is presented as an Art Book,  thanks to the presence of more than 70 drawings and photographic elaborations made by the essayist author herself, and most of the photos.

 Anna Mollica, for Lucano magazine 



La giornalista Anna Mollica, in una sua recente recensione, scrive che  “una ricerca può avere diversi approcci: Glifi, edito da  Hermaion,  è il saggio che prova a fare sintesi tra discipline, al fine di spiegare il significato di evidenze giunte a noi da epoche lontane

Scritto dalla lucana Teri Volini, artista, performer, linguista, mitoarcheologa, poeta... il libro riporta lo studio ultraventennale  da lei condotto in località Croccia,  nel parco di Gallipoli Cognato, polmone verde della Basilicata,  fra le province di Potenza e Matera.

Un luogo dal fascino particolare che la studiosa ha  indagato per anni, attratta dai misteriosi segni incisi sulle grandi rocce lì presenti. Si tratta di figure geometriche antiche, resistite all'incedere del tempo che - benché poco leggibili- non sono sfuggite all'occhio attento dell'autrice, che ha voluto saperne di più.

Scoperto nella seconda metà dell'Ottocento da Michele Lacava e di seguito ampliato, con cinque campagne di scavo, da Vittorio De Cicco, il sito si erge su 1150 metri slm, ed era descritto  come  città fortificata del IV secolo avanti Cristo.
La conclusione non ha soddisfatto la ricercatrice, che accantonando la versione ufficiale si è  inoltrata in un cammino investigativo basato su metodi comparativi e multidisciplinari... Raffrontando analogie con luoghi, culture ed epoche diverse, e avvalendosi del supporto di studi etnologici, archeologici, artistici, storici, antropologici, psicologici e filologici, la professoressa Volini ha ridisegnato i margini temporali e sostanziali di questo sito a suo avviso comparso millenni prima e con un diverso intento.

Le sue indagini conducono a una civiltà pacifica, totalmente connaturata con quanto le stava intorno, a cui aveva attribuito sacralità. Una popolazione che  aveva compreso la vitale simbiosi con la natura e la necessaria coesistenza pacifica ...
L’Assenza di barriere fra persone e altri esseri viventi era alla base di questa civiltà preistorica assoggettata a un senso del Sacro di cui le donne erano le massime espressioni: da qui le cosiddette società matriste sopravvissute per secoli fino a quando un pensiero altro capovolse tutto quel mondo, virando verso una concezione maschilista delle comunità, generando nuove priorità nuove idee e nuovi bisogni non sempre consoni al progresso civile ed armonico dell'umanità.

La ricerca parte dunque da questi semplici segni (Glifi appunto) per arrivare a spiegare il senso più profondo e complesso di quelli che vengono considerati veri e propri “codici”

Aver alzato lo sguardo ha permesso all'autrice di ottenere quella visione d'insieme che evita settorialismi poco esaudienti sul piano esplicativo...
Un metodo che Teri ha mutuato da altri studiosi nazionali e internazionali tra cui soprattutto Maria Gimbutas considerata sua maestra di elezione e a cui a Potenza ha dedicto, per iniziativa della stessa Volini, una rotonda in via del Gallitello nel XXV della scomparsa dell'archeologa e linguista lituana.

Il testo, molto colorato, si presenta come libro d'arte grazie alla presenza di oltre 70 disegni ed elaborazioni fotografiche realizzate dalla stessa autrice saggista, e  di gran parte delle foto.

 

Teri Volini: ATEMPORALITA E UNIVERSALITÀ dei simboli archetipi, LUCANO magazine, dicembre 2022

 






ATEMPORALITÀ E UNIVERSALITÀ

                                                   dei simboli archetipi

Lo studio ultraventennale dei simboli archetipi incisi sulle antiche pietre del sito lucano di Croccia Cognato, in Basilicata,  GLIFI, culminato nella inedita decifrazione degli stessi, non si limita  alla loro descrizione in ambito accademico tradizionale, ma si arricchisce della presenza di ampie “Finestre”. In esse  vengono sviluppate tematiche attinenti, in una panoramica interdisciplinare di ampio respiro, che arriva a comprende riti, miti, folklore  della Basilicata,   in  connessione con quelli di diversi altri luoghi del mondo, conducendoci  in un vero e proprio viaggio  nel tempo e nello spazio, che, dal nostro territorio,  ci porta in volo fino a scorgere   interessanti e inusuali collegamenti con le culture del vasto mondo.

Uno dei simboli  presenti sulle antiche mura dell’Acropolis di Croccia è la croce.

 
La Croce a braccia uguali

Due linee che s’incrociano ad angolo retto, dividendosi reciprocamente a metà: la croce a braccia uguali è una  immagine ancestrale, che ha conosciuto nel tempo molte e diverse declinazioni. Raffigurazioni a forma di croce erano diffuse fin dalle origini della presenza umana sulla terra. Simbolo cosmico per eccellenza, elemento di comunicazione fra Cielo e Terra; Centro del mondo, Asse Celeste, condivide i caratteri e le allegorie della Montagna e dell'Albero cosmico: l’Essere Umano universale, archetipico, capace d’infinita, armoniosa espansione, sia sul piano orizzontale che su quello verticale.

 

                                                  Australia aborigena

Una delle più antiche raffigurazioni di croce a braccia uguali si trova in Australia, nelle pitture rupestri aborigene, risalenti a ca. 40.000 anni fa. Al centro dell'Australia, nel deserto Simpson, si erge l’Uluru, una gigantesca cupola di roccia color ruggine, il monolite naturale più grande al mondo. Per i nativi, che già nel nome portano la loro origine ancestrale, è un luogo sacro, sede degli Spiriti del Tempo del Sogno, autori della creazione del mondo: esseri soprannaturali, per metà uomini e per metà animali. Attorno all’Uluru vi sono 12 grandi pitture rupestri e un centinaio di gruppi minori, specie in ripari sotto rocce e ingressi, e altre sui monti del Kata Tjuta: per gli aborigeni sono opera degli Spiriti del Sogno. Alcune vengono datate 2000-3000 a.f., ma se il primo popolamento di quella terra risale a oltre 40.000 anni, possono essere molto più antiche, come la raffigurazione di una croce a braccia uguali in una delle grotte rupestri.

                                                   Basilicata

Nel sito archeologico di Croccia Cognato, tra i simboli archetipi (Glifi) presenti sulle antiche pietre ciclopiche, risalenti presumibilmente  al 4 millennio a.C  , figura anche la croce a braccia uguali.  Poco visibile per il passare del tempo, la corrosione degli elementi atmosferici e l’invasione di muschi e licheni, è formata dall’intersezione di due linee delle stesse dimensioni, ad angolo retto,  caratteristiche che condivide con la croce celtica, quella templare e con la croce  irlandese di Birghit 

  

In Irlanda

La croce irlandese è fatta  tradizionalmente con dei giunchi, vimini, o della paglia,  intrecciati  dopo un ammollo in acqua per non spezzarsi, fino a  formare una croce. Una tradizione la collega alla ruota dell'anno, che coincide con i "cicli della natura", dove le quattro braccia raffigurano i quattro aspetti della dea ancestrale, la vergine, la madre, la strega e la vecchia saggia; essa viene  posta sulla porta per benedire tutte le persone che entrano o escono dalla stessa, e per proteggere la famiglia dagli spiriti e dalle energie malevoli.

La divinità irlandese Birghit, discendente diretta dell’ancestrale  Madre paleolitica, collegata a funzioni sacerdotali, magiche e di preveggenza, era celebrata come divinità primaverile della luce, del fuoco, del sapere, delle arti e della fertilità. Si  festeggiava a inizio febbraio: presso i popoli nordici (Irlandesi, Celti), Imbolc segnava l’inizio della nuova stagione, divenendo poi la Candelora... In seguito, l’antica dea fu sostituita dall’omonima santa, che porta gli stessi simboli, il fuoco e la croce ...


         Cornovaglia, Scozia, Galles e Bretagna

A delineare territori campestri, cittadini e monastici d’Irlanda grandi croci cerchiate in pietra, a braccia” arrotondate. Scolpite in arenaria, altre se ne trovano in Cornovaglia, Scozia, Galles e Bretagna: la più antica, rinvenuta in una grotta dei Pirenei francesi, risale a 10.000 anni fa.

  Anatolia

A Çatal Hüyük fu ritrovata una piccola scultura in calcare: una dea assisa in trono, con una croce a braccia uguali sulla veste; una croce quadrata decora le gambe di un’altra statuina
(entrambe ca. 6000/5500 a.C.).

 La Croce solare.                                                


La croce solare rappresentava l’eterno divenire, quando ancora non era in auge il tempo lineare ma quello ciclico, determinato dal susseguirsi delle stagioni nell’anno, come una ruota, un cerchio su cui segnare i quattro passaggi fondamentali del Sole, solstizi ed equinozi, così come si presentano realmente sull'ellisse che la Terra disegna intorno al Sole. Lo schema, antichissimo, era usato per indicare il corso del Sole e la devozione umana verso la sua imprescindibile presenza

 



Da “Glifi”, una ricerca mitoarcheologica in Basilica, Teri Volini, 2022

Disegni dell’autrice